Quali facoltà danno lavoro? E a quale prezzo? Dopo anni di tasse accademiche ‘salate’ si riesce a ricoprire una posizione con una buona busta paga? Settembre è il mese delle iscrizioni universitarie e il bagaglio nelle mani dei diplomati è davvero ‘leggero’: certezze poche e dubbi molti. Vediamo di fare chiarezza con qualche dato e analisi.
L’offerta formativa – Con 4.453 corsi presentati dagli atenei (neanche l’1% in meno), non è facile capire cosa si vuole fare da grandi, conciliando le attitudini personali con le concrete prospettive del mercato del lavoro.
Dall’anno accademico 2013-2014, però, le lauree specialistiche saranno molto più ad hoc e guarderanno maggiormente alla reale domande del mercato del lavoro. Per quanto riguarda per esempio ingegneria e architettura è bene orientarsi su corsi magistrali legati all’ambiente e alle rinnovabili. Così come per i classici corsi in economia e commercio o giurisprudenza: qui è importante prestare attenzione al mondo digitale e all’internazionalizzazione, in modo da aprirsi la strada verso aziende estere o multinazionali.
Non è un caso, infatti, se quest’anno per la prima volta ci saranno 335 corsi di laurea in 47 atenei che rilasceranno un double degree o un titolo congiunto grazie ad accordi con oltre 52 università straniere (nel 2012 erano 341, ma con meno Paesi coinvolti), ma soprattutto con una vasta gamma di corsi universitari in inglese.
La facoltà di Medicina – A vincere come facoltà ‘più sicura’ c’è medicina. E’ sul gradino più alto in parecchie classifiche: prima per posti disponibili sul mercato e prima per la retribuzione. In Italia è infatti la facoltà più selettiva all’ingresso: ai test che si sono tenuti il 9 settembre si sono presentati 18mila studenti. Solo uno su otto di loro riuscirà ad accedere ai corsi. Sessanta domande in cento minuti che cambieranno la vita a molti liceali italiani, e che secondo Almalaurea non avranno problemi a trovare un impiego.
I dati del Consorzio Interuniversitario che monitora l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro dicono infatti che, a cinque anni dal titolo, i laureati con contratti stabili sono il 96,4%, con uno stipendio mensile netto che si aggira intorno ai 1662 euro.
Bene Economia e Ingegneria – Unioncamere insieme al ministero del Lavoro ha stilato poi una graduatoria in base ai laureati più richiesti dalle aziende. Medicina si conferma ai primi posti, terza per l’esattezza con 4790 assunti a tempo indeterminato del 2013 nel settore sanitario e paramedico. Medaglia d’oro e d’argento va agli indirizzi economici (con oltre 17mila contratti) e al settore dell’ingegneria elettronica e informatica (7600 assunzioni), grazie al boom dell’Ict.
Anche Almalaurea traccia un profilo positivo sul mondo dell’ingegneria e dell’economia: l’ingegnere italiano, a cinque anni dal conseguimento del titolo, è il più pagato in assoluto con 1748 euro netti al mese (impiego all’85,1%), mentre i laureati in economia sfiorano i 1.603 e un tasso di occupazione dell’84,2%.
Le peggiori: lettere e psicologia – Mentre Medicina, Ingegneria ed Economia offrono, almeno fino al 2012, ai loro studenti i salari più alti e anche una maggiore probabilità di trovare un impiego, Lettere e Psicologia – sempre secondo Almalaurea – sono nelle ultime posizioni. Complice soprattutto la crisi economica che accentua la disoccupazione in alcuni settori. A cinque anni dal titolo universitario solo il 47% dei laureati a queste facoltà ha un impiego, con uno stipendio mensile netto che si aggira sui 1.073 euro.
Anche Unioncamere rileva dati molto simili partendo dalle aziende: nel 2013 le imprese del settore privato hanno assunto a tempo indeterminato solo 770 persone nel campo del sociale-politico e 1050 tra i laureati in lettere e filosofia. Sono questi studenti, anche secondo Unioncamere, a ricoprire il gradino più basso.
Per saperne di più – I dati Almalaurea, www2.almalaurea.it/statistiche.