Per la prima volta in Europa la produzione di energia da fonti rinnovabili supera quella prodotta dalle fossili. A segnalarlo è l’annuale report pubblicato dal think-tank Ember, incentrato sullo studio della produzione di energia in Europa. La prima metà del 2020 ha infatti visto realizzarsi un sorpasso epocale, che segna uno dei risultati più positivi nel settore della transizione energetica fin ora mai verificatosi in Ue: i suoi 27 stati membri da gennaio a giugno 2020 hanno prodotto più elettricità da fonti verdi (soprattutto eolico e solare, ma anche idroelettrico e biomasse) che dai tradizionali combustibili fossili (in primis carbone e gas). È un risultato storico, ma non tutti i 27 possono dirsi soddisfatti: la Polonia in particolare pesa da sola nella produzione di carbone quanto 25 paesi insieme.
Nel dettaglio, in questi sei mesi appena trascorsi le energie rinnovabili – eolico, solare, idroelettrico e biomasse – hanno generato il 40% dell’elettricità utilizzata dai 27 paesi Ue, mentre le fossili non hanno superato il 34% della produzione totale. Nel loro insieme, quindi, le fonti rinnovabili hanno registrato un incremento dell’11%. Un risultato determinato – secondo Ember – da un insieme di fattori e condizioni favorevoli, che a sua volta ha innescato un’inversione positiva nella produzione di C02, diminuite del 23% sul totale dei 27 paesi.
I fattori del sorpasso. Innanzitutto, la realizzazione di nuovi impianti in grado di produrre energia dalle fonti eoliche e solari, ma anche un contesto climatico particolarmente favorevoli con una prima metà dell’anno ventosa e mite. Ciò infatti ha permesso all’energia solare e a quella eolica di raggiungere insieme il valore record del 21% della produzione totale di elettricità in Europa: nello specifico la prima ha registrato un incremento del 16%, la seconda dell’11 %. 12% e 1% in più invece rispettivamente hanno registrato l’energia idroelettrica e quella generata dalle biomasse.
I combustibili fossili, d’altra parte, hanno subito un drastico calo – in questi sei mesi la loro produzione totale è scesa del 18% – in conseguenza non solo del corrispondente aumento di produzione energetica da fonti verdi, ma anche della minore domanda di energia registrata durante i mesi di lockdown imposti dall’emergenza Coronavirus, scesa di un significativo 7%. Tra tutti la produzione di carbone è quella che ha visto la riduzione più importante: rispetto al corrispondente periodo nel 2019 è infatti diminuita del ben 34%, seguita da quella di lignite (-24%), mentre un altrettanto notevole -6% ha fatto registrare la produzione di gas.
La situazione da paese a paese vede tuttavia significative differenze. In particolare, sul podio dei paesi più virtuosi in termini di aumento della produzione energetica da fonte solare ed eolica troviamo – in ordine decrescente – Danimarca (63,6% dell’energia totale prodotta), Irlanda (49%) e Germania (41,5%). In particolare, quest’ultima vanta anche la maggiore riduzione nella produzione di carbone (-39%), passando dal 78,4% della produzione totale di energia nella prima metà del 2019 al 47,7% nel semestre appena concluso. Tuttavia, non tutti i 27 hanno raggiunto simili risultati. Tra tutti è la Polonia il paese che più preoccupa: non solo ha spodestato per la prima volta la Germania, diventando il paese con la più elevata produzione di carbone (50,5% dell’energia totale prodotta), ma è anche l’unico paese tra i 27 a non disporre di un piano per eliminare questa fonte fossile.
Non male l’Italia, i cui risultati più significativi in fatto di transizione energetica sono stati raggiunti sul fronte della produzione di gas, ridotta nel Bel Paese del ben 16%, facendoci guadagnare un posto di tutto riguardo nella cerchia degli 11 paesi più virtuosi per quanto riguarda questo frangente della produzione energetica, appena dopo la Spagna, con il suo lodevole -20% nella produzione di gas.