La crisi scatenata dalla diffusione incontrollata del Covid-19 è già diventato un passaggio storico che ricorderemo a lungo. Sicuramente, l’impatto grave causato dal virus sulla sanità globale è e sarà un precedente imprescindibile sul quale basare le future azioni della comunità internazionale. Con molta probabilità, però, ad essere ricordati saranno gli strascichi economici che tale evento porterà. Infatti, gli effetti devastanti della pandemia sull’economia globale sono già una realtà. Nessuna delle economie occidentali si salverà. Gli Stati Uniti hanno ufficialmente annunciato la nuova recessione con una contrazione del PIL pari al 32,4%. In Europa non va sicuramente meglio. I principali Stati del continente vedranno una drastica caduta del Prodotto Interno Lordo e anche la Germania, che sembrava riuscire in un primo momento a reggere meglio il contraccolpo economico della pandemia, subirà una caduta del -11,7%.
Rischi connessi. In questo quadro drammatico l’Unione Europea ha provato a rispondere con una insolita velocità, predisponendo diverse azioni sul piano economico sia per contenere e contrastare l’avanzata del Covid-19, sia per rilanciare la crescita. I numeri parlano da soli: l’acquisto di mille miliardi di euro da parte della BCE, sospensione del Patto di Stabilità e Crescita, il pacchetto da 500 miliardi per MES, SURE e BEI e infine, ma non sicuramente per ultimo, l’accordo da 1.800 miliardi per il bilancio UE 2021-2027 e l’istituzione del Recovery Fund. Un’azione forte, decisa e per molti aspetti inevitabile, dato che la pandemia produrrà con tutta probabilità la peggior crisi economica dalla fine della Seconda guerra mondiale. Seppur più lenti, anche gli organi internazionali hanno cercato di rispondere con adeguate misure, mobilitando il G20, che ha predisposto un primo piano di stimoli fiscali da cinquemila miliardi, al Fondo Monetario Internazionale, che ha stabilito prestiti accresciuti per i suoi membri e il congelamento dei debiti bilaterali fino a fine anno. Non si tratta di misure definitive, ma di prime contro risposte parziali. L’acuirsi della crisi comporterà inevitabilmente a adottare misure economiche ancor più sostanziose da parte degli Stati e delle Organizzazioni Internazionali, ma il rischio che l’emergenza sanitaria si tramuti in una crisi finanziaria senza precedenti è molto concreto. A riprova di questo c’è l’ovvia proporzione diretta tra Covid-19 ed economia: maggiore sarà la diffusione e l’attività del virus, maggiore sarà la portata delle misure economiche necessarie e contrastarlo. Solo una risposta sanitaria coordinata a livello globale potrebbe limitare la porta di tali interventi, oltre che limitare gli effetti della pandemia. Tuttavia, al momento questo coordinamento stenta ad esserci, nonostante sia necessario.
La situazione americana. Negli Stati Uniti il Covid-19 è arrivato con leggero ritardo rispetto al continente europeo, verso la fine di marzo, colpendo inizialmente New York per diffondersi successivamente in tutti i restanti Stati. A complicare la situazione interna è stato il duro confronto tra Donald Trump e diversi Governatori, che hanno provveduto ad un parziale lockdown. Le conseguenze sono state pesanti sia a livello sanitario, con oltre cinque milioni di contagi, che a livello lavorativo. Infatti, su questo ultimo punto la disoccupazione è schizzata al 15% con un lavoratore su cinque, pari a oltre trenta milioni di cittadini statunitensi, ha richiesto il sussidio di disoccupazione. La FED e il Congresso americano hanno risposto con imponenti misure economiche: inizialmente con un piano di acquisto di titoli pubblici e privati da 120 miliardi di dollari al mese e successivamente con un pacchetto economico da tremila miliardi. L’andatura del virus sembrava essersi ridotta in un primo momento, ma con l’allentamento delle misure restrittive il Covid-19 ha ripreso forza, che ha portato ad un peggioramento grave del quadro sanitario e conseguentemente di quello economico. La stessa Federal Reserve ha segnalato come l’aumento dei positivi abbia cancellato i primi, deboli segnali di ripresa e spinge affinché il Congresso, estremamente diviso al suo interno, approvi nuove misure di stimolo oltre ai tre trilioni di dollari già stanziati. In breve, gli Stati Uniti testimoniano come le misure sanitarie sono strettamente collegate a quelle economiche: l’inadeguatezza dell’una comporta gravi conseguenze per l’altra.
La situazione europea. L’esempio americano del nesso sanità-economia è ben replicato nel contesto europeo. La Spagna era del tutto impreparata a gestire il virus e ha pagato un alto prezzo a livello economico e sanitario, dovendo ricorrere a misure draconiane per contrastare la prima ondata del virus. La Germania, invece, ha agito più velocemente attraverso i tamponi di massa e varie chiusure, ottenendo un numero bassissimo di morti. Tuttavia, le riaperture successive alla prima ondata sono state probabilmente troppo frettolose e a dimostrarlo sono l’aumento del numero dei contagi proprio in Germania e Spagna e che si sta vedendo in molti altri Paesi europei. Di conseguenza, il quadro economico è in netto peggioramento e le misure stanziate, per quanto senza precedenti, probabilmente non saranno sufficienti per favorire un rilancio europeo nel 2021. Anche nel caso europeo il mancato coordinamento di una risposta sanitaria complessiva, inesistente a livello europeo sia sul piano giuridico che pratico, comporterà certamente un aggravamento della situazione economica e la necessità di nuove, imponenti misure monetarie e fiscali. Dimostrata la correlazione pandemia-economia, il fulcro del problema rimane sempre lo stesso: il coordinamento e la cooperazione internazionale. Purtroppo, come detto, è proprio questo elemento a mancare, dato il crescente livello di sfiducia nei confronti delle OI, OMS in primis, e tra gli stessi Stati, dove storici alleati come Stati Uniti e Stati europei nemmeno dialogano ad una soluzione concreta e si arrovellano in continui e inconcludenti scontri politici sul piano interno. Il Covid-19 continua la sua avanzata, mentre il mondo resta pericolosamente a guardare.