La crisi è profonda e sulle prospettive economiche grava un’incertezza molto elevata, tuttavia da maggio si osservano primi segnali di miglioramento del Pil. E’ quanto emerge dalla stime della Banca d’Italia presentate nel corso dell’audizione in Parlamento, presso le commissioni quinta del Senato e quinta della Camera, sul Programma Nazionale di Riforma (Pnr).
“La flessione del Pil già forte nel primo trimestre, – ha detto Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica di Bankitalia – si è accentuata nel secondo trimestre, riflettendo l’andamento sfavorevole di aprile. A partire da maggio ci sono segnali di miglioramento, ancora parziali. Valutiamo che il recupero proseguirà a giugno, anche se l’attività rimane inferiore del 20% rispetto a prima del diffondersi dell’epidemia.”
I dati. In uno scenario di base caratterizzato da assenza di nuovi rilevanti focolai epidemici, tali valutazioni prefigurano – prosegue la Banca d’Italia – una caduta del Pil del 9,5% nella media del 2020, interamente dovuta alla contrazione registrata nella prima parte dell’anno, e una ripresa parziale nel biennio successivo, del 4,8% nel 2021 e del 2,4 nel 2022. “Pensiamo che nella seconda metà dell’anno – ha aggiunto Balassone – non si aggiungerà altro calo, determinato per intero dai primi sei mesi. Ci sarà una graduale ripresa nell’anno prossimo, quanto dipenderà anche da fattori non economici, come l’andamento della pandemia nel mondo”.
Le valutazioni ufficiali. Bankitalia prevede che le misure che il Governo ha messo in campo per contrastare la crisi provocata dal Covid, potrebbero portare l’impatto delle misure discrezionali sul bilancio pari al 6% del Pil. Il disavanzo per il 2020 aumenterà di circa 75 miliardi, con un fabbisogno oltre il 5% del Pil. “Nelle valutazioni ufficiali – ha proseguito Balassone – tali misure accrescono complessivamente il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche dell’anno in corso di circa 75 miliardi (4,5% del Pil). L’aumento del fabbisogno, che riflette anche l’impatto degli interventi di natura finanziaria, è più elevato e ammonta a quasi 87 miliardi (oltre il 5% del Pil).
Il disavanzo. A questo si aggiunge il deterioramento del quadro macroeconomico, che nelle valutazioni governative di aprile era meno marcato di quello indicato nella sezione precedente e determinava, in particolare per gli effetti sulle entrate, un incremento del disavanzo di circa quattro punti percentuali del prodotto. Dando corso alla richiesta del Governo – ha aggiunto – l’impatto delle misure discrezionali di bilancio nell’anno in corso salirebbe al 6% del Pil (a oltre il 7% in termini di fabbisogno).