Nei confronti dell’emergenza pandemica da Covid-19 gli italiani mostrano un atteggiamento di “consapevole realismo” ed esprimono un giudizio di “stretta sufficienza” per l’operato del governo. E’ quando emerge da un sondaggio, condotto alla fine della scorsa settimana, nell’ambito dell’Osservatorio Coronavirus nato dalla collaborazione tra Swg e Area Studi Legacoop per testare opinioni e percezioni della popolazione di fronte ai problemi determinati dal Coronavirus.
I dati. Il 76% degli intervistati, si evince dal sondaggio, ritiene che l’emergenza pandemica avrà una seconda ondata dopo l’estate: per il 53% ciò avverrà senza gli effetti della prima e senza la necessità di imporre un nuovo lockdown, che è invece atteso dal 23%. Solo il 6% ritiene che la pandemia sia del tutto conclusa, mentre il 18% non si esprime. Inoltre, il 51% ritiene che l’emergenza potrà dirsi del tutto conclusa quando verrà scoperto un vaccino. Seguono, con percentuali nettamente inferiori, quelli che pensano che la fine verrà col tempo, quando ci sarà l’immunità di gregge (14%), quelli che sostengono che terminerà quando i media non ne parleranno più e i casi di Coronavirus verranno trattati al pari di una semplice influenza (11%) e chi si aspetta (11%) che si andrà avanti per anni con nuovi picchi pandemici.
La valutazione sull’operato dell’Esecutivo. Agli intervistati è stato poi chiesto di valutare l’operato del governo durante l’emergenza, scegliendo un voto da 1 (giudizio completamente negativo) a 10 (giudizio completamente positivo). Ne è scaturito un voto appena sufficiente (6,1), risultante dalla media dei voti 8-10 (espressi dal 37% del campione), 6-7 (attribuito dal 27%) e 1-5 (per il 36%). Il più critico è il ceto medio-basso, con un voto di 5,8. In ogni caso, il 45% ritiene che il governo debba mantenere le attuali misure di contenimento, mentre il 22% pensa che dovrebbero essere rese meno rigide. Notevole la percentuale (il 24%) di chi chiede di adottare misure più restrittive per evitare una nuova diffusione del contagio.
“Il paese riparte lentamente perché crede che l’emergenza non sia finita – afferma Mauro Lusetti, presidente di Legacoop – . Osservando le percezioni degli italiani -aggiunge Lusetti- la settimana scorsa abbiamo rilevato la lentezza con cui il paese si sta riattivando. Oggi ne sappiamo di più”. Lusetti rileva inoltre che “i cittadini non pensano affatto che sia finita la crisi sanitaria, si attendono un ritorno del virus, chiedono di mantenere tutte le cautele e, anzi, di agire con prudenza e buon senso aggiungendone di ulteriori. Nel quadro di incertezza generalizzato, davvero questo timore diffuso appare come un punto fermo. Quale che ne sia la ragione, se intendiamo fare ripartire il paese occorre tenerne un gran conto.”
Le strutture sanitarie nazionali. Riguardo ai provvedimenti che il governo dovrebbe adottare in questa fase, gli intervistati (che potevano dare due risposte) hanno indicato, come prioritario, quello di potenziare il più possibile le strutture sanitarie nazionali con strumentazioni e personale adeguato (54%, con un picco del 65% negli over 54). Seguono l’indicazione di imporre alle attività che possono lavorare in smart working di proseguirne l’utilizzo (38%), di chiudere le frontiere agli arrivi dall’estero (30%), di permettere solo gli spostamenti intraregionali a primi aumenti di casi (14%), di continuare con le lezioni a distanza per scuole e università anche a settembre. Non risponde l’11%.
Le precauzioni. Infine, è stato chiesto di esprimersi, con 3 possibili risposte, su come i singoli cittadini possano contribuire ad arginare la diffusione del virus. Al primo posto l’indicazione del rispetto delle regole di distanziamento sociale (65%), seguita dall’indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso (62%) e da maggiore educazione e buon senso (57%).