Un’azienda su tre ritiene di dover ridimensionare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali. E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale di Federmeccanica sulle imprese metalmeccaniche.
Il confronto. Se in Italia il lockdown cominciato il 22 marzo ha riguardato circa il 90% delle aziende metalmeccaniche, non si può certo dire lo stesso per gli altri principali Paesi europei. Il Governo tedesco – spiega Federmeccanica – non ha adottato misure generalizzate per chiudere le attività produttive; in Francia tutte le aziende hanno potuto continuare a produrre a condizione che fossero in grado di far rispettare ai loro dipendenti le disposizioni in materia di salute e sicurezza legate all’emergenza Covid-19; nel Regno Unito le aziende manifatturiere sono state autorizzate a proseguire la propria attività, pur seguendo le direttive del Governo e facendo tutto il possibile per ridurre l’onere a carico del Sistema Nazionale Sanitario.
I dati. Nei primi tre mesi dell’anno in corso – si legge nella nota – si è registrata una contrazione media dei volumi di produzione manifatturiera del 2,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2019 con una caduta di oltre il 10% nel solo mese di marzo, quando è aumentata fortemente la diffusione del virus. Nel seguente mese di aprile la dinamica produttiva dell’area è ulteriormente peggiorata, l’attività manifatturiera si è infatti ridotta del 18,2% rispetto a marzo determinando nel bimestre marzo/aprile un calo di circa il 20% rispetto ai primi due mesi dell’anno.
I volumi produttivi. Nel settore metalmeccanico dell’area Ue a 27 le perdite sono state più marcate: nel periodo marzo-aprile i volumi produttivi hanno registrato una contrazione media del 28,4% rispetto ai primi due mesi dell’anno. In particolare, nel bimestre, – conclude Federmeccanica – le produzioni metalmeccaniche in Francia e Spagna si sono ridotte rispettivamente del 41,4% e del 39,2%, in Germania del 27,1%, in Italia, addirittura, del 47,6%.