Non era difficile immaginare che quella 2020 sarebbe stata un’estate diversa e difficile per il turismo italiano, ma, ora che la bella stagione è alle porte, l’impatto dell’emergenza Coronavirus si annuncia forse ancor più drammatico del previsto. Ne sono la prova evidente le tante cancellazioni che hanno colpito le nostre strutture ricettive e alberghiere, soprattutto da parte di turisti stranieri. Non solo: nonostante la riapertura delle frontiere europee interne e – a breve – anche di quelle esterne, non sembrano esserci segnali di ripartenza concreti, con le prenotazioni che faticano a decollare. Un quadro d’insieme che non fa ben sperare: si rischia infatti una perdita di fatturato di circa 3,2 miliardi di euro, che – avverte Assoturismo (Confesercenti) – potrebbe far tornare il nostro turismo indietro di 20 anni, ai numeri del 1998.
Le parole del presidente Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina: “Il calo era atteso, ma se continua così sarà il crollo peggiore della storia del nostro turismo. […] Bisogna intervenire per estendere e rendere meno burocratiche le richieste di cassa integrazione; proponiamo anche zone franche, con fiscalità di vantaggio per imprese e visitatori, per le mete che saranno più colpite dal calo dei flussi stranieri. Ma dobbiamo anche progettare il rilancio del settore, che vale il 13% del Pil ed è il biglietto da visita del nostro Paese nel mondo. Un rilancio basato sull’innovazione digitale e sulla revisione del tax credit ristrutturazioni, per rendere l’offerta ricettiva italiana più attraente e più in linea con le aspettative dei turisti”.
Oltre 150 milioni di turisti in meno. È questa l’allarmante previsione di Enit per l’estate 2020, nella quale si “prevede, se le condizioni di mercato non cambieranno, una riduzione – riporta Agi – delle presenze italiane e straniere di circa un terzo (-35,5%), passando da 434,1 milioni a 280 milioni”. Nello specifico, il turismo straniero potrebbe subire una riduzione del 49% che equivarrebbe a ben 31 milioni di turisti stranieri in meno. Dello stesso tenore le previsioni realizzate dal altri enti o associazione che si occupano di turismo: secondo uno studio condotto da CST Firenze per Assoturismo su un campione di 2.118 imprenditori della ricettività, sui 56 milioni di pernottamenti perduti per quest’anno, ben 43 milioni sono di turisti esteri, con un crollo del -43,4% rispetto all’estate 2019.
Il turismo straniero in Italia. A fronte del ruolo strategico svolto dal settore turistico in Italia – ad esso si deve infatti il 13% dell’intero Pil nazionale – una cospicua percentuale delle entrate prodotte da questo settore si deve difatti al turismo straniero. I dati parlano chiaro: nel 2018, secondo Unioncamere, la spesa turistica complessiva è stata di 84 miliardi di euro, di cui ben il 45,3% proveniente dal turismo straniero, mentre nell’anno successivo – riporta Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo) – gli arrivi degli italiani sono stati 64,6 milioni, a fronte dei 63 milioni degli stranieri.
I turisti stranieri rappresentano quindi quasi la metà dell’intero flusso turistico nel nostro paese. Si capisce dunque perché lo stop imposto dal Covid-19 e dalle paure e i timori che ad esso sono seguiti e che persistono tutt’ora rischiano di far collassare non solo il settore delle strutture ricettive, ma anche tutte quelle attività connesse al turismo, come ristoranti, negozi, servizi di intrattenimento e via dicendo.