La proposta del piano di ripresa franco-tedesco lanciata dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e dal Presidente francese, Emmanuel Macron, è stato un primo importante stimolo al dibattito sul Recovery Fund europeo. Il programma delineato dall’asse Parigi-Berlino, definito “ambizioso, temporaneo e mirato”, prevedeva uno stanziamento di oltre 500 miliardi di euro, legati al bilancio europeo, per rilanciare l’economia europea e rispondere alla profonda crisi innescata dalla pandemia del Covid-19. Un piano che, pur non entusiasmando, era stata ben accolta dai paesi più colpiti, tanto che Palazzo Chigi lo aveva definito come “un buon passo in avanti che va nella direzione sin dall’inizio auspicata per una risposta comune ambiziosa alla pandemia: una dimensione di 500 miliardi euro di soli trasferimenti è senz’altro un buon punto di partenza, ed è comunque una dotazione di sussidi che si avvicina a quanto richiesto di recente dall’Italia e da altri partner. Da questa somma si può partire per rendere ancora più consistente il Recovery Fund, nel quadro del budget europeo”. Tuttavia, il piano è destinato sicuramente a cambiare. Infatti, da una parte ci sono i paesi del nord Europa contrari a tale proposta, mentre, dall’alta, la Commissione andrà sicuramente a presentare una proposta ancor più ambiziosa.
Il fronte del No. Come ampiamente preannunciato da diverse uscite pubbliche degli stessi capi di esecutivo, quattro paesi europei sono contrari alla proposta franco-tedesca: Austria, Olanda, Danimarca e Svezia. Gli Stati membri citati si sono detti favorevoli ad un piano finanziario della Commissione europea che si traduca in dei prestiti ai governi europei e non in sovvenzioni a quest’ultimi. In un documento di poche pagine fatto girare a Bruxelles la settimana scorsa i quattro esecutivi avevano ribadito “Non possiamo accettare strumenti o misure che si traducano in mutualizzazione dei debiti, e neppure possiamo accettare aumenti significativi del bilancio comunitario”. Quest’ultimi, poi, avevano avanzato una controproposta di Fondo d’emergenza legato all’approccio dei “prestiti per i prestiti”. Nello specifico, il capitale sarebbe raccolto sui mercati finanziari da Bruxelles, ma redistribuito ai paesi sotto forma di crediti e non di sovvenzioni, come proposto da Merkel e Macron. Al di là di tali affermazioni, gli spazi per un compromesso sono diversi e le posizioni dei quattro non sono univoche. L’Olanda punta più sull’introduzione necessaria di riforme più che sulla discussione sovvenzioni-prestiti, mentre in Austria i Verdi, partito di governo, hanno una posizione più morbida rispetto a quella del Cancelliere, Sebastian Kurz; la Svezia, invece, vuole evitare che venga prestato denaro ai paesi, come l’Ungheria, che violano lo Stato di diritto.
La posizione dell’Unione. Il piano sul Recovery Fund della Commissione, che verrà presentato nella giornata di oggi, non sarà una riproposizione del progetto di Berlino e Parigi. L’esecutivo dell’Unione ha preso qualche distanza, nonostante il Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, lo avesse definito “costruttivo e in linea con la proposta del Commissione”. Come anticipato dal vicepresidente Valdis Dombrovskis, la proposta “sarà un mix di sovvenzioni e di prestiti”, quindi non solo dotazioni come previsto dal piano franco-tedesco. Tuttavia, il fondo sarà sicuramente più consistente rispetto alla proposta di Merkel e Macron, per il quale si prevede uno stanziamento di oltre mille miliardi di euro; oltre il doppio di quello avanzato da Francia e Germania. Le anticipazioni del vicepresidente sono arrivate dopo l’opposizione di Olanda, Austria, Svezia e Danimarca. L’obiettivo è ammorbidire il fronte del nord e non far apparire la Commissione schiacciata sull’asse franco-tedesco. Infatti, per l’esecutivo dell’Unione è necessario evitare di alimentare nuovamente lo scontro degli ultimi mesi. Lo stesso Dombrovskis, rivolgendosi ai paesi contrari alla proposta di Merkel e Macron, ha specificato “Non posso parlare per conto dei paesi membri, ma penso che l’iniziativa congiunta franco-tedesca sia un segnale positivo che ci aiuta a costruire un consenso: di fronte a una crisi del genere dobbiamo reagire in spirito di coordinamento e di solidarietà europea. Sono ottimista sul fatto che si raggiungerà un compromesso accettabile”. La necessità di mediare tra le parti è dovuta al fatto che sarà necessaria l’unanimità del Consiglio dell’Unione per dare il via all’attuazione del Fondo. Il vicepresidente, inoltre, ha specificato che la proposta della Commissione no si baserà solo su sovvenzioni e prestiti, ma anche sull’impegno ad attuare riforme strutturali da parte di chi usufruirà del fondo. Sulla questione delle riforme strutturali il Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, ha specificato che tale previsione non significa che il fondo preveda delle condizionalità. In ogni caso, Dombrovskis ha voluto precisare che “sullo Strumento per la ripresa che la Commissione proporrà, un punto che enfatizzeremo è che non abbiamo bisogno solo di denaro addizionale e di investimenti addizionali, ma anche di riforme. Dobbiamo assicurare che il clima per le imprese sia favorevole agli investimenti e rafforzare la governance e la capacità tecnica“, specificando che “come parte del nostro Strumento per la ripresa proporremo una facility per la ripresa e la resilienza che si concentrerà su investimenti e riforme strutturali“. La proposta, che verrà presentata nel dettaglio durante il corso della giornata, sarà uno spartiacque per capire quale direzione prenderà la ripresa e il progetto europeo dopo la crisi pandemica del Covid-19.