In un contesto economico estremamente complicato, con aziende che temono di dover licenziare i propri dipendenti, ci sono realtà che – nonostante la crisi – stanno continuando a lavorare e, in alcuni casi, anche a supportare in modo concreto gli ospedali che da parecchie settimane stanno combattendo contro il Covid-19. Una di queste realtà è Biotest Italia, filiale italiana di Biotest AG, un’azienda farmaceutica tedesca specializzata nella produzione di farmaci plasmaderivati salvavita nell’ ambito dei trapianti, dell’oncoematologia e della terapia intensiva.
“Anche in un momento difficile come quello attuale – dichiara Silvio Audisio, Amministratore Delegato di Biotest Italia e Vice President Head East&South Europe Biotest Ag – crediamo sia doveroso tutelare, prima di tutto, il benessere dei nostri dipendenti, sia dal punto di vista della salute, sia dal punto di vista economico. Per questo motivo, non appena scoppiata l’emergenza, abbiamo iniziato a lavorare in Smart Working, ma soprattutto abbiamo scongiurato impatti negativi a livello occupazionale.
Un programma di formazione. “Insieme ai colleghi Sales&Marketing abbiamo dato vita al concept Be Water My Friend, che potremmo definire come la capacità di un’organizzazione di rendere fluido il lavoro adattandolo alle situazioni come l’acqua si adatta ai recipienti, e a percorsi professionali alternativi e personalizzati che ci hanno permesso di continuare a lavorare tutti insieme sulla creazione di progetti relativi al Covid-19, senza però mettere a rischio la salute. Inoltre, abbiamo previsto un programma di formazione dedicato alla field force per trasformare il periodo del lockdown in una vera occasione di crescita professionale”.
#Battiamoloinsieme, Biotest Italia a supporto dei nuovi eroi: i medici e gli infermieri. Già all’inizio della pandemia, nel momento più critico della crisi, quando mancavano dati precisi e chiari, Biotest Italia ha creato materiale educazionale da distribuire nei reparti ospedalieri affinché medici e infermieri avessero strumenti utili per informare i pazienti sulla malattia, la sua trasmissione e la corretta prevenzione.
Il problema isolamento. “Sappiamo – aggiunge Audisio – che uno degli aspetti più duri di questa malattia, oltre a quello sanitario, è l’isolamento a cui sono costretti i pazienti che finiscono in terapia intensiva. Non poter comunicare con i propri famigliari rende la situazione ancora più drammatica. Ed è per questo che abbiamo deciso di collaborare con Siaarti (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) per donare a diverse terapie intensive dei tablet che permettessero alle persone di rimanere in contatto con i propri cari e supportarle emotivamente nel processo di guarigione. Non solo. Poiché l’eccezionalità della situazione ha reso limitate le risorse economiche per fornire a medici e operatori sanitari le dotazioni di cui necessitano nel quotidiano, abbiamo deciso di equipaggiare gli operatori sanitari di mascherine e abbigliamento affinché nessuno rimanesse sprovvisto di strumenti indispensabili per poter lavorare.”