Ho ancora vivissimo il ricordo del rito mietitura nella civiltà contadina delle Marche, tra la fine degli anni ‘50 e primi anni ’60. Tutte le operazioni della mietitura erano ancora prevalentemente manuali, soprattutto tra i piccoli contadini ed era un’attività che, coinvolgendo moltissima gente, era possibile grazie al fortissimo legame di vicinato, tra le diverse famiglie che si aiutavano vicendevolmente, ritrovandosi di volta in volta tutti insieme a gestire la mietitura di una delle famiglie. Un grande esempio di networking, di creazione di valore che associo ancora a grandi feste a fine giornate, a profumi intensi, ai tanti personaggi ed ai diversi caratteri delle persone che osservavo, mentre portavo il vino diluito con l’acqua a chi lavorava, compito assegnato ai bambini. Dubai 2020, la manifestazione mondiale che segue Expo2015 tenuta a Milano, prevista per fine anno, è organizzata all’insegna del “Connecting Minds, Creating the Future”, del connettiamo le menti per creare il futuro. Dalla società agricola, chiusa ed autoconsistente degli anni ’50 alla società globalizzata, dove uno dei valori è quello dei dati e della gestione della conoscenza, il valore del Networking evolve, prende forme nuove, ma rimane un fondamentale dell’agire umano per risolvere sfide comuni.
In questi anni, uno dei più seguiti osservatori della società dell’informazione, Derrick de Kerckhove, ha introdotto il concetto di “Intelligenza Connettiva”, per descrivere come le persone, quando creano reti di relazione attivano una “moltiplicazione” delle intelligenze superiore alla somma dei singoli attori, dando così un valore unico ed esclusivo al Networking, dove lo stesso individuo che ne partecipa è al tempo stesso fruitore di questa generazione di ricchezza e contributore al tempo stesso.
Ocse, Unesco, Commissione Europea e World Economic Forum sono concordi, nei loro rapporti sulle competenze del futuro, che competenza centrale su cui concentrare i programmi di formazione del prossimo decennio è il “Collaborative Problem Solving”, cioè di saper affrontare la complessità della società, del lavoro e della vita, in modalità relazionale e collaborativa. Cosa possiamo apprendere dalle esperienze della solidarietà contadina, dal Connectind Mind di Dubai, dai contributi di visionari come De Kerckhove, dai rapporti di ricerca sulle competenze del futuro e dare un nuovo valore al Networking in questo scenario? Credo che dobbiamo dare una nuova energia al concetto di Networking, che non è solo rete di relazioni e conoscenze, tanti punti di contatto fisici e virtuali ma Networking per creare prima di tutto un valore sociale, collettivo, che vada al di là del gruppo e dei singoli, perché solo quando la rete in cui ci si inserisce e si contribuisce a crescere ha un uno scopo alto, energetico, etico, i singoli ed il gruppo stesso ne trarranno un valore stabile e crescente nel tempo, sul piano professionale ed umano.
Un giovane con la passione del controllo di gestione, dell’architettura, dell’ambiente, della ricerca, del food o di ogni altra vocazione, che vuole affermarsi per soddisfare questa sua vocazione potrà vivere la costruzione di una sua rete relazionale in due modi. Il primo sarà quello di costruirsi una rete personale funzionale a crearsi tante conoscenze, entrature utili ad un rapido ingresso nei “luoghi che contano”, senza farsi troppi scrupoli con chi entra in contatto, l’importante è che servano, le sue energie saranno tutte concentrare ad entrare nelle grazie di chi conta. Il secondo sarà quello di crearsi tante e nuove relazioni portando idee innovative, progetti utili alla comunità professionale di riferimento e all’ambiente sociale più ampio, a volte contestando, con stile, vecchie impostazioni, entrando così in relazione con una rete di relazioni di valore, ma non strumentale. La differenza e il vantaggio della seconda impostazione del proprio network? La durata nel tempo e l’attivazione di una rete esponenziale di relazioni sane, a differenza delle reti di relazioni puramente strumentali, che risulteranno nel tempo labili e comunque vincolate al continuo riconoscimento di quanto ricevuto. Viviamo allora il valore del Networking come l’espressione più alta dove esercitare i valori che sono alla base della parte migliore della nostra cultura, che sono quelli della generosità, della passione, del coraggio di innovare e di mettere i nostri talenti a disposizione dell’ecosistema sociale in cui siamo immersi.
Articolo a cura di Marco Vigini e Franco Amicucci
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