Roma -Il settore agricolo in questi mesi di quarantena forzata ed emergenza coronavirus sta facendo i conti con la mancanza di manodopera a seguito del blocco della circolazione europea ed extra-europea. Lo denunciano tutte le associazioni di categoria da diverse settimane. Come noto parliamo di un settore a forte impatto di manodopera straniera, sia comunitari che extra-comunitari che in questi mesi sono rientrati nei loro paesi di origine e non è scontato il loro rientro per le raccolte stagionali. A questo si aggiunge l’obbligo per le attività agricole di predisporre gli indispensabili dispositivi di sicurezza e rispetto delle distanze che sta creando difficoltà organizzative.
Siamo ormai prossimi ai raccolti del periodo primaverile ed estivo e si calcola che serviranno almeno 250mila persone. I lavoratori stranieri regolari e iscritti all’Inps nel settore dell’agricoltura sono 391.500 in un comparto che conta complessivamente 1.076.930 operai agricoli con un incidenza di circa il 36% su totale. Il 61% dei lavoratori stranieri sono extra-comunitari e il restante comunitari, soprattutto rumeni. (dati sul lavoro nero?)
E’ boom di italiani che “tornano” nei campi. L’osservatorio divisione agricoltura Orienta. In queste settimane stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di italiani che rispondono agli annunci di lavoro del settore agricolo. In molti territori le percentuali di risposta degli italiani vanno oltre il 90% del totale. Parliamo di un bacino di lavoratori agricoli intercettati da Orienta di circa 10 mila. In alcune ricerche attive come in Piemonte e Abruzzo, per esempio, i cittadini stranieri che rispondono alle richieste sono pochissimi. E’ evidente come questo dato è strettamente connesso alle ricadute sociali e lavorative scaturite a seguito del lookdown. Moltissime persone, soprattutto giovani sotto i 35 anni, ma non solo, che hanno dovuto sospendere le loro attività lavorative o che avrebbero lavorato nella ristorazione, nei bar, nei parchi giochi, negli stabilimenti balneari, nella piccola distribuzione si stanno “ricollocando” nel settore dell’agricoltura che in questa fase registra un’ampia richiesta di manodopera soprattutto nella raccolta della stagione estiva di frutta e non solo.
“Il dato più evidente è che questo boom di disponibilità di italiani coincide con l’emergenza coronavirus ed è in netta controtendenza rispetto al passato recente in cui quota dei cittadini stranieri era preponderante – spiega Giuseppe Biazzo, Ad Orienta -. Da sottolineare, inoltre, che la il lavoro nei campi presuppone comunque delle tecnicalità, non si improvvisa, e in questo senso abbiamo avviato anche percorsi di riqualificazione e formazione di base per facilitare al meglio la ricollocazione in agricoltura di tantissime persone tra cui molti giovani, oltre alla formazione sulla sicurezza e sulla tutela della salute con uno specifico capitolo dedicato al Covid 19”.
Il lavoro nero in agricoltura. Sono circa 220 mila i lavoratori in nero secondo le stima del Censis, su un totale di oltre 3,3 milioni di lavoratori irregolari in Italia. Il contratto di somministrazione, tuttavia, è uno strumento flessibile che favorisce l’emersione del fenomeno, in quanto le paghe vanno corrisposte in maniera tracciabile e viene applicato il contratto nazionale del settore: non possono esserci, così, “paghe di piazza”, ossia la modalità in cui si annida il compenso del caporalato.