Durante il webinar “Bilanci e Rilanci Ri-organizzare e Ri-partire tra rischi ed opportunitĂ ”, ho avuto il piacere di confrontarmi con Emiliano Maria Cappuccitti, HR Director Coca Cola, Emanuele Odazio, People&Culture Director ManpowerGroup, Claudia Cassan, Talent Solutions Director, sui temi relativi alla ripartenza di numerose attivitĂ post coronavirus. Un commento e una discussione necessaria in questo momento, e che va probabilmente che prescinde dai decreti emessi negli ultimi mesi. Partiamo dal presupposto che, ahimè, non abbiamo un esempio precedente a livello di gestione, pertanto è chiaro che ci troviamo in una situazione in continua evoluzione e anche il Decreto Rilancio è in continuitĂ rispetto a quanto avvenuto in questi ultimi due mesi. Siamo davanti ad un decreto di circa 266 articoli e pertanto non abbiamo ancora iniziato quel processo di semplificazione di cui molto spesso si parla.
Cerchiamo di capire qual è l’azione che il nostro Governo ha posto in essere per fronteggiare questa pandemia: il decreto lo possiamo riassumere in un provvedimento difensivo e di conservazione. Ci siamo ritrovati all’improvviso con un blocco di tutte le attivitĂ imprenditoriali e sociali e probabilmente il primo pensiero è stato quello di andare a mitigare il piĂą possibile quelli che sarebbero stati gli effetti di questo blocco su tutto l’apparato occupazionale e in parte, imprenditoriale. Nella continuitĂ di questa operazione ci troviamo davanti ad un decreto che ribadisce la sospensione della risoluzione dei rapporti di lavoro fino a metĂ agosto – ovviamente parliamo di quelle risoluzioni dei rapporti di lavoro che sono oggettive non afferenti alla giusta causa – e giĂ questa misura ci dice molto. Anche dal punto di vista del licenziamento individuale collettivo la ragione oggettiva non è discriminata, nel senso che non si debba far necessariamente riferimento a una ragione oggettiva discendente causalmente dell’emergenza pandemica. Si blocca, così, tutto il processo organizzativo delle aziende con un eccesso di invasivitĂ rispetto alla libertĂ imprenditoriale.
Ci troviamo in uno stato di straordinarietà rispetto ad una normalità che viene “congelata”. Questo spazio temporale e di azione se lo vediamo da un punto di vista imprenditoriale ci deve fornire delle sollecitazioni di tipo strategico, perché l’organizzazione di impresa non vive “di difesa”, ma di azioni volte ad ottenere il risultato imprenditoriale, che coincide anche con il risultato del cittadino lavoratore. In questo momento storico, per via della situazione di emergenza lo Stato ci indica di porre delle azioni difensive: blocco dei licenziamenti, cassa integrazione a pioggia, provvedimenti, più o meno seri, e soprattutto reali. La ripresa passa attraverso una riorganizzazione forzata e non voluta dall’imprenditore, che è necessaria per ripartire ma non sufficiente a raggiungere la redditività indispensabile a sostenersi.Il “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” (13 punti molti invasivi sull’organizzazione della impresa) per essere ben realizzato ha bisogno di competenze, di professionalità , che non tutte le aziende hanno al loro interno. Questa attività ci fa già segnare una frattura rispetto all’esperienza pregresse, perché la riorganizzazione è imposta dall’esterno, al solo fine di poter ripartire.
Il Governo si sta muovendo in modo ragionieristico: pensate solo all’ingresso, ai tempi. Operazione che porta ad un confronto individuale e collettivo, anch’esso necessario. Viviamo in una situazione di Nirvana. Ci sarà la necessità di dover gestire gli effetti dovuti ai provvedimenti di emergenza. Quello che stiamo vivendo è un vero e proprio congelamento del pensiero organizzativo reso impossibile dal provvedimento stesso.