La guardia di finanza di Reggio Calabria ha scoperto che più di 101 boss e gregari delle principali cosche di ‘ndrangheta calabresi avevano richiesto e riscosso il reddito di cittadinanza. Tra questi c’è anche uno dei figli di quello che è stato definito il “Pablo Escobar italiano”, Roberto Pannunzi, detto “Bebè”.
Le segnalazioni all’Inps. Nella rete dei finanzieri sono finiti elementi di spicco delle cosche di Gioia Tauro e delle ‘ndrine reggine dei Tegano e Serraino, ma anche capibastone della Locride appartenenti ai Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, Cordì di Locri, Manno-Maiolo di Caulonia e D’Agostino di Canolo. Tutti sono stati segnalati all’Inps per l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti e il recupero di somme già elargite per circa 516mila euro.
L’erogazione del sussidio avrebbe comportato fino al termine del periodo di concessione previsto un ulteriore esborso per 470mila euro. Le indagini svolte dai finanzieri hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso e hanno interessato le Procure di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vito Valentia e Verbania. I boss e gregari individuati risultano organici alle maggiori cosche della provincia di Reggio Calabria, con diramazioni anche in altre realtà del Paese e ruoli gerarchici diversificati nelle loro consorterie.