Lo scorso 29 aprile si è festeggiata la Giornata Internazionale della Danza, un’arte nobile e dalla storia e il passato illustri, ma sul cui futuro – oggi più che mai – pesano enormi incognite e tante incertezze. L’emergenza Coronavirus ha infatti costretto alla chiusura non solo dei teatri, ma anche delle migliaia scuole di danza presenti in Italia, con conseguenze gravissime anche dal punto di vista economico per l’intero settore. Inoltre, fin ora nessun segnale è arrivato da parte del governo, che sembra – fanno notare gli stessi ballerini – aver dimenticato questo mondo. Ne abbiamo parlato con un’eccellenza della danza italiana, il Maestro Tuccio Rigano (Assoartisti Danza), Direttore artistico e Coreografo della Compagnia Italiana del Balletto Classico.
Maestro Rigano, quando si parla di danza, si tende quasi sempre a pensare ad essa in quanto forma d’arte e di cultura, ma qual è il peso della danza nell’economia italiana? La danza è un’arte nobile, ma ovviamente c’è anche una componente economica, soprattutto quando si parla di formazione. Oltre agli enti lirici con i relativi corpi di ballo stabili, ci sono le compagnie private, ma soprattutto c’è tutto il mondo delle scuole di danza. Queste ultime rappresentano infatti la miniera della danza in Italia, dove nascono e si formano molti dei nostri ballerini: nel nostro paese ci sono oltre 30 mila scuole di danza, con almeno 2 o 3 insegnati per scuola. Stiamo parlando di oltre 2 milioni di ragazzi che studiano danza. Si capisce quindi come il settore implichi numerose spese, da quelle degli affitti o dei mutui per i gestori delle scuole, alle rette pagate mensilmente dagli allievi. È quindi evidente il movimento economico considerevole tenuto in vita da questo settore
Che tipo di aiuti avete ricevuto dallo Stato per far fronte all’emergenza Coronavirus? I ballerini professionisti con partita Iva hanno potuto ricevere il bonus dei 600 euro, ma, per tutti gli altri sono stati previsti dei sostegni? Innanzitutto, sono stati veramente pochi i ballerini che hanno ricevuto il famoso bonus di 600 euro. Per di più i professionisti a cui spetterebbe il bonus per “Sport e Salute – il 70%-80% delle 30 mila scuole di danza in Italia è affiliato al Coni – si trovano nella situazione per cui questi soldi non sono ancora mai partiti. Qualcuno è riuscito a ricevere qualcosa dall’Inps, ma la maggior parte – proprio a causa di questa confusione – non ha ricevuto nulla. È chiaro quindi che i gestori delle scuole sono in una situazione gravissima: continuano a dover pagare le solite utenze, pur non avendo nessuna entrata. Non c’è nessun punto fermo, e nessuno sembra voler interessarsi del nostro ambito, nemmeno lo stesso Ministero dei Beni Culturali.
Un altro problema è la chiusura dei teatri: servirsi della televisione per permettere la sopravvivenza delle arti performative – come ha suggerito Assoartisti per quanto concerne il teatro – potrebbe essere una soluzione anche per la danza? Potrebbe essere certamente una buona soluzione, seppur temporanea. Ovviamente lo spettacolo dal vivo è un’altra cosa, un’altra cultura, però per salvare il salvabile in questo momento così difficile sarebbe ottimo mandare in tv opere, balletti o in generale qualsiasi forma di spettacolo, anche solo per mantenere viva nel pubblico l’idea che l’arte, il teatro e lo spettacolo tutto continua ad esistere. Ma ovviamente, per quanto ben accetta, non può che essere una soluzione temporanea. Un’idea potrebbe essere quella di scegliere un canale dedicato e mandarvi in onda “tutta l’arte possibile”.
Quali sono le questioni più urgenti che il governo deve affrontare per permettere alla danza italiana di sopravvivere a questo periodo così incerto e indefinito? Premettendo che la salute è primaria, ha fatto bene il governo a chiudere tutto in una prima fase, ma adesso occorre pensare anche a cosa sta succedendo nel presente. Ad esempio, ritornando sulla realtà delle scuole di danza, attorno ad esse si muove un mondo di figure lavorative: insegnanti, ballerini, pianisti, ma anche costumisti o sartorie, solo per citarne alcuni. Per questo è necessario che il governo intervenga per sanare ciò che sta succedendo, ma non con dei prestiti che finirebbero solo con l’aumentare il carico di debiti dei singoli professionisti e/o gestori, bensì con delle risorse a fondo perduto che permetterebbero a questi ultimi di far fronte alle ormai insostenibili spese di affitti o mutui.
Maestro Rigano, il fatto che le istituzioni stiano lasciando in secondo piano il mondo dell’arte in questo momento così delicato, è l’ennesima prova che in Italia ci si dimentichi spesso della cultura? Purtroppo è proprio così. Abbiamo anche ascoltato il grande maestro Muti lamentare in diverse interviste il fatto che sono state dimezzate le sovvenzioni destinate alla concertistica. Anche per il mondo della danza la situazione non è migliore: i governi che si sono succeduti nell’ultimo ventennio, ad esempio, hanno fatto chiudere i corpi di ballo presenti negli enti lirici di moltissime città italiane. Questa politica ci sta massacrando, tanto che moltissimi ballerini italiani sono stati costretti a smettere o a lasciare il paese per andare a lavorare all’estero, o sono passati all’insegnamento. Fuori d’Italia le cose sono diverse, ad esempio in Germania, anche adesso con questa emergenza, i ballerini stanno ricevendo un trattamento e delle garanzie ben diverse da quelle – inesistenti – che sta ricevendo il settore qui in Italia. Siamo veramente stanchi ed è giusto che il governo si decida a intervenire o che almeno se ne inizi a parlare.