Nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 19 aprile 2020, ovvero a quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19 in Italia, tra mancate assunzioni ed effettiva diminuzione dei posti di lavoro si è registrata in Veneto una perdita di circa 48-50 mila posizioni di lavoro dipendente,corrispondenti all’incirca al 2,5-3% dell’occupazione dipendente. È quanto emerge dai dati aggiornati di Veneto Lavoro riguardo l’impatto della crisi sanitaria sulle dinamiche dell’occupazione regionale. Tale flessione ha comportato l’avvio di una fase fortemente negativa, in un contesto che già dall’autunno del 2019 e in questo inizio di 2020 aveva mostrato evidenti segnali di rallentamento della crescita occupazionale.
I dati. Nella dinamica negativa post 22 febbraio – rileva Veneto Lavoro – risultano coinvolte tutte le tipologie contrattuali dipendenti: la differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a -7.000 per i contratti a tempo indeterminato, -4.400 per l’apprendistato, -39.500 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 69%). La contrazione delle assunzioni è risultata maggiore nei settori catalogati dal Governo come “non essenziali” (-72%) rispetto a quelli “essenziali” (-50%).
Il comparto delle attività turistiche – sottolinea Veneto Lavoro – appare senza dubbio il più esposto agli effetti della pandemia e, da solo, spiega quasi la metà della contrazione occupazionale, con 24 mila posti di lavoro persi. A partire dall’inizio di aprile è il mancato avvio della consueta domanda di lavoro stagionale a determinare il saldo negativo. In particolare difficoltà anche il tessile-abbigliamento, legno-mobilio, produzioni in metallo, attività professionali ed editoria.
Agricoltura, industria alimentare, sanità-servizi sociali e industria farmaceutica sono tra i pochi comparti che riescono a contenere la flessione delle assunzioni, con perdite attorno al 20%. Tra le altre forme contrattuali, variazioni negative anche per il lavoro intermittente, le collaborazioni e i tirocini. Anche i primi dati sul lavoro somministrato – evidenzia Veneto Lavoro – sembrano prefigurare un drastico calo delle assunzioni: il dato parziale di marzo mostra infatti un dimezzamento delle attivazioni (-46%) a fronte di una modesta contrazione delle cessazioni (-2%).
La crescita dei contratti in ambito domestico. Si conferma invece la dinamica positiva del lavoro domestico (+1.800), per il quale si può ipotizzare che la necessità di documentare e giustificare gli spostamenti, così come la possibilità di accedere al voucher alternativo al congedo parentale, abbiano portato all’emersione di rapporti di lavoro finora svolti in modo irregolare. La crescita dei contratti di lavoro domestico – conclude Veneto Lavoro – è stata particolarmente evidente nel mese di marzo, per poi esaurirsi gradualmente ad aprile.