Claudio Galli, laureato in Economia Aziendale, è da trentacinque anni nel settore Automotive in gruppi multinazionali che hanno scommesso sull’Italia Bella, Competente e Creativa, con grandi investimenti e tanto lavoro. Hr director in Kohler Lombardini, Claudio è anche Presidente AIDP Emilia Romagna. Ed è proprio in veste di direttore del personale che ci racconterà come le aziende, ed in particolare quella in cui lui opera, stanno affrontando l’emergenza Coronavirus al fine di garantire lo svolgimento delle attività lavorative nel pieno rispetto della salute dei lavoratori.
Kohler Engines – Lombardini. Kohler produce motori da oltre 90 anni e, da sempre, ha arricchito la propria gamma di prodotti con l’obiettivo di facilitare e rendere più conveniente la vita degli utilizzatori finali in tutto il mondo. L’azienda offre una gamma completa di motori diesel, benzina e a gas fino a 140 cavalli – adottati globalmente da costruttori di macchine nei principali settori industriali (costruzioni, movimento terra, agricoltura, generatori e giardinaggio).
L’Italia sta vivendo un periodo difficile e molto particolare con ripercussioni che investono tutti i settori: come vi state muovendo nella gestione dei dipendenti e dell’organizzazione del lavoro? Priorità alla salute delle Persone, con l’adozione di protocolli comportamentali estremamente dettagliati sempre in anticipo rispetto ai decreti – un po’ troppo frequenti – che si sono succeduti. Lavoro da casa (che è molto utile, ma NON è Smart o Agile più di tanto). Fare, progettare e tenere assieme.
L’emergenza coronavirus sta ponendo il mondo del lavoro di fronte a molte difficoltà ma, allo stesso tempo, ci sta offrendo la possibilità di cogliere opportunità che potremmo mantenere anche una volta archiviato questo brutto periodo. Secondo la sua esperienza e, soprattutto, in relazione alle necessità di questi giorni, ritiene che siamo pronti per lo smart working generalizzato? Anni fa, per far capire ai Londinesi che invece di utilizzare la pur eccellente Underground, si poteva camminare o andare in bicicletta, è servito un blocco di un paio di settimane. Nel frattempo, abbiamo anche inventato i monopattini elettrici. Siamo certamente pronti per cambiare. Non sono però così romantico da pensare che la priorità nei prossimi mesi sarà il Lavoro Agile. Sarà il Lavoro.
Partendo da questa emergenza, quali sono le strade su cui lavorare per “sfruttare” e potenziare l’innovazione? Abbiamo “smaterializzato” di brutto, anche un po’ obtorto collo; adesso dobbiamo sburocratizzare con ferocia e determinazione draconiane. Più digitale, processi semplici e spazio a idee nuove e creatività. Anche ripensare – senza chiuderci in provincia – che andare in capo al mondo per risparmiare qualche centesimo è idiozia pura. Focus sul valore, non sul costo.
In pochi giorni si sono verificati cambiamenti che, in condizioni di normalità avrebbero richiesto anni per avvenire, questo cosa comporta? Ritiene necessario applicare nuove regole per la gestione dei dipendenti? Non ho l’affanno di cercare regole e modelli. Quando – quasi mai – li trovi, sono già da buttar via; è sufficiente un richiamo al vecchio, sano buon senso. Tuttavia, una considerazione va fatta: la qualità che distingue il genere umano da tutti gli altri esseri viventi, e gli Italiani da tutti gli altri umani, è che diamo il peggio di noi nei momenti migliori e il meglio nei momenti peggiori. Vuoi mai che in un mondo non lineare, volatile, incerto, complesso, ambiguo e ai minimi degli ultimi 75 anni, troviamo il modo e le strade di uscirne meglio di come ne siamo entrati? Anche senza troppe flow-chart… Io ci credo!
Crede che ci saranno delle importanti ripercussioni, a livello occupazionale oltre che economico, per quanto riguarda la vicenda che stiamo affrontando? Quali sono i rischi maggiori ai quali andiamo incontro? Ci saranno e molto pesanti. Dal 6 al 15% di attività congelate, se ci sarà modo di recuperare, o bruciate (viaggi, turismo, servizi). Speriamo siano solo per pochi mesi, quindi gestibili con strumenti transitori. La contrapposizione (la nuova, vera, lotta di classe) fra chi fa soldi coi soldi e chi crea ricchezza con lavoro, idee e capacità di rischio, crescerà: è l’agnello che deve chiedere aiuto al lupo. Così buona parte delle energie per la ricostruzione, la rinascita, rischiano di essere dedicate a pagare interessi a squallidi strozzini più o meno istituzionalizzati. Un paio di commi del codice di Hammurabi, 38 secoli portati bene, risolverebbero il problema: zero interessi e cancellazione del debito. Fallirebbero solo i cravattari.
Al di là del momento senza dubbio straordinario, cosa sta cambiando in maniera permanente nel mondo del lavoro e cosa, invece, terminata l’emergenza potrà tornare come prima? Siamo in una fase “costituente”, complessa e difficile da sintetizzare. Tante ottime pratiche, ambienti di lavoro aperti, per davvero, libertà di fare, dove e quando si vuole. Anche però HR analytics pensati più per mantenere il controllo che per migliorare la qualità della vita e del lavoro. In poco più di cinque anni (dicevo dieci, prima del Coronavirus) tutto quello che facciamo oggi – in zona di comfort – sarà eseguito da un software, una app. Dunque, serve rimettersi continuamente in gioco per evitare di diventare semplici esecutori di quanto ci dice un’intelligenza artificiale. Serve cultura, preparazione anche tecnico-giuridica, capacità di “leggere” e “scrivere” la Storia in cui siamo. Quando scompare la Città, resta il Viaggio, che è quello che davvero conta. Con l’energia, la voglia di fare, di cercare le Persone, il Nuovo, il Diverso. Divertendosi.
Come si configura il ruolo dell’HR in questo particolare momento? È certamente un ruolo chiave e in grande trasformazione. Capacità di coltivare relazioni, narrazione, analisi di fattori complessi hanno scalzato tutela delle regole e dello status quo. Da conservatori a progressisti, anche un po’ rivoluzionari, in grado di guidare team e azienda al cambio di prospettiva. Basta forecast o valutazioni in base a presenza o prodotto giornaliero; parliamo di foresight (perché il futuro serve immaginarlo, non descriverlo in tabelle fasulle), valutiamo l’outcome, che è direzione di marcia e risultato finale. Il Viaggio inizia quando nelle persone accendi il desiderio del cambiamento. Dicevo sopra che sarà molto dura, che avremo ripercussioni pesanti. In un mondo liquido, in cui (non me ne vogliano i nostalgici di Adamo Smith) gli effetti della marea per le grandi navi e le piccole barche non sono gli stessi, dobbiamo scegliere se, per le PERSONE, vogliamo essere scafisti o skipper. Io non ho, non ho mai avuto, dubbi.