Stage e tirocini formativi o di orientamento possono essere un ottimo mezzo per favorire l’incontro tra i giovani e il mondo del lavoro, consentendo ai ragazzi di acquisire un’esperienza diretta sul campo che integri il percorso di formazione in aula e alle aziende di arricchire modalità di lavoro consolidate con un apporto di freschezza e innovatività. Se poi dallo stage si passa a un inserimento stabile nel team dell’azienda, l’occasione diventa ancora più allettante.
Ma come funziona tecnicamente? Bisogna anzitutto tenere presente che il tirocinio è un rapporto fra 3 soggetti: il tirocinante, l’ente promotore e l’azienda ospitante. Tra i compiti principali affidati all’ente promotore c’è quello di individuare, insieme al tirocinante, l’azienda presso la quale consigliare il tirocinio. Questa può essere un’impresa, piuttosto che un’associazione o qualsiasi altro ente disponibile ad accogliere i giovani interessati a questo tipo d’esperienza.
Vantaggi e opportunità da cogliere al volo. Sia il tirocinante che l’azienda ospitante hanno da trarre solo opportunità vincenti da questo incontro. Se lo stagista ha l’occasione di affacciarsi al mondo del lavoro e di mettere in pratica le conoscenze teoriche acquisite negli anni, dal canto suo, anche l’azienda ospitante, aprendo le porte ai giovani alle prime armi, si trova dinanzi un quaderno vuoto da riempire. Obiettivo di molte realtà aziendali che decidono di avviare stage e tirocini formativi, infatti, non è quello di sfruttare manodopera a basso costo, bensì di coinvolgere i ragazzi al 100% nell’operatività e nella vita aziendale. In questa maniera, da un lato si offre ai ragazzi la possibilità di testare i vari settori per scoprire quelli più affini alle proprie attitudini, dall’altro, attraverso un programma e un progetto formativo mirati, lo scopo diventa quello di trasformare l’esperienza dello stage in un vero e proprio rapporto di lavoro.
Non sottovalutiamo la “Job rotation”. Altro punto importante e che non dovrebbe mai venir meno durante il periodo formativo in azienda, sta in quella che possiamo definire la “job rotation” ovvero la possibilità che l’azienda deve dare allo stagista di cambiare ruolo per testare le varie mansioni e posizioni da ricoprire. Ogni stagista, ma anche i dipendenti stessi, infatti, dovrebbero essere lasciati liberi di seguire le proprie attitudini e inclinazioni personali perché, solo in questa maniera, sarà possibile promuovere e permettere una crescita professionale a 360 gradi del collaboratore e mettere a disposizione dell’azienda un apporto inesauribile di nuova energia creativa.
Un esempio concreto, che racchiude i principi fondamentali affinché uno stage possa definirsi valido e mirato alla crescita del soggetto ma anche dell’azienda, è offerto da Landoor, società di traduzioni e interpretariato con sede a Milano dove, il giusto mix tra esperienza, innovazione e fattore umano fa la differenza. Ma, prima di addentrarci nel dettaglio di questa travolgente realtà aziendale, dall’impronta creativa e ricca di competenze, veniamo agli aspetti tecnici del tirocinio nell’ambito delle traduzioni e dell’interpretariato.
Qualche informazione di base. Anzitutto è bene fare una distinzione tra stage curriculare ed extracurriculare, e tra stage per il personale dipendente e i traduttori/interpreti professionisti. Il primo viene svolto durante il periodo di formazione presso l’Università e, della durata di 1 mese, è rivolto agli studenti che hanno terminato il primo anno di magistrale. Lo stage extracurriculare, invece, della durata di 6 o 12 mesi, è rivolto solo al personale dipendente e viene svolto al termine del percorso universitario. Prevede una formazione in azienda in affiancamento sia di senior interni sia di consulenti esterni o attraverso corsi e frequentazione di convegni.
Tornando a Landoor. Una volta terminato lo stage curriculare, non di rado accade che, conseguita la laurea, gli stagisti tornino in Landoor per essere inseriti nell’organico o nel network di collaboratori. Stesso discorso riguarda anche molti stagisti che, terminato lo stage extra-curricolare, decidono di rimanere in azienda e vengono assunti come dipendenti.
L’esperienza di Debora, ex stagista in Landoor. “Tutto ha avuto inizio dal mio stage di 6 mesi come commerciale junior in Landoor. Da qui, e grazie alla strategia della job rotation adottata in azienda, – spiega Debora – mi sono accorta che ero più portata per il social media marketing. Così, terminato lo stage, l’azienda mi ha dato la possibilità di seguire le mie attitudini e valorizzare la mia creatività offrendomi un percorso di formazione e crescita in direzione di un futuro ruolo da Social Media Manager. Oggi, in emergenza coronavirus, la mia duplice esperienza in ambito Sales e Digital Marketing si sta rivelando preziosa per aiutare i clienti dell’azienda ad affrontare la crisi e prepararsi alla ripartenza quando la pandemia sarà finita.”
Lo stage di Mariah continua in piena pandemia Covid-19. Oggi, in piena emergenza, Landoor non ha colto la possibilità offerta dallo Stato di interrompere lo stage di Mariah come aiuto Project Manager. Anzi, ha pensato di rinnovarlo di altri 6 mesi. “Con il rinnovo dello stage, un incremento dell’indennità del 33% e l’impegno scritto a formalizzare l’assunzione al termine dei 6 mesi, credo che l’azienda abbia dato un chiaro segnale di fiducia sia nelle sue potenzialità di tenere il passo con la crisi sia nelle mie capacità di sostenerla nelle inevitabili difficoltà che dovremo affrontare nei prossimi mesi.”