Leggete questo libro e non ve ne pentirete, vi bastano 30 minuti. E’ insolito iniziare una recensione con l’esortazione perentoria alla lettura del testo recensito, ma è quello che sento di fare sostanzialmente per una ragione: è difficile sintetizzare una lettura agile e sorprendente, che non può essere “mozzata” per essere apprezzata appieno. Il libro è già il succo distillato di un pensiero molto pragmatico.
La filosofia del parcheggio, di Poalo Iacci edito da LOG edizioni, a dispetto del titolo che potrebbe evocare un concetto di staticità o di fatalismo, al contrario, è un’esortazione alla partenza, anzi, alla ripartenza. Un lungo viaggio verso la felicità, in cui il “parcheggio” e solo una tappa necessaria di ristoro, per poi riprendere il cammino. Un inno all’azione e al movimento. Chiedo scusa al lettore per aver evocato con leggerezza il concetto di felicità, che, sinceramente, ho difficoltà a definire e che ha infinte varianti. Ma, il tema di fondo della filosofa del parcheggio è proprio questo, a mio avviso: ci spiega le condizioni che ciascuno di noi può attivare per raggiungere la propria soddisfazione, nel lavoro e nella vita più in generale.
Paolo Iacci non è, e soprattutto non si sente, un Guru e questo non è il solito libro che dovrebbe spiegarci come vivere felici, come far soldi, come vincere alla lotteria, come liberarci della suocera e via dicendo. Sgombriamo subito il tavolo da un possibile equivoco: è molto lontano da quel filone. E’, invece, la riflessione di un uomo che si occupa di risorse umane da tanti anni e che ha una certa abitudine al pensiero e alla riflessione.
La metafora del parcheggio è illuminante. Intanto, trovare parcheggio non è una questione di fortuna ma di merito. Chi trova il parcheggio vicino al luogo di destinazione se l’è meritato. Va bene, ma come si fa a meritarsi il parcheggio, direte? Ci sono persone che il parcheggio lo trovano proprio sotto casa o sotto il luogo di lavoro. Come diavolo fanno? Serve un mix di atteggiamento positivo, di esperienza e di competenza. Se si parte con l’idea negativa di non trovarlo, allora abbiamo già perso, non ci sono speranze. Serve, quindi, una predisposizione mentale fiduciosa. Ma non basta, oltre alla determinazione e al giusto atteggiamento, serve anche la conoscenza; e qui per i dettagli vi rimando alla lettura del libro. Il tutto, però, nel rispetto delle regole, altrimenti prevalgono le ragioni della giungla e non della civiltà. Niente parcheggi in doppia fila e in posti pericolosi o riservati ai disabili, quindi. E soprattutto, in alcuni casi può venirci in contro anche un sano senso del limite: possiamo sempre prendere l’autobus o un mezzo pubblico e il nostro risultato lo otteniamo lo stesso.
La nostra vita, in modo particolare in questo periodo di lunga crisi, vive le stesse frustrazioni del “parcheggiatore moderno”. La nostra società è pervasa da un sentimento dominante: smarrimento, sfiducia. “Sono spariti gli orizzonti e le speranze”, per usare le parole di Iacci. Questo sentimento è talmente diffuso da andare oltre anche le nostre reali condizioni. Ci sentiamo peggio di come stiamo. Il risultato inevitabile di un simile stato di cose è il corto circuito individuale e collettivo. Abbiamo gettato la spugna troppo presto. Nelle statistiche mondiali le persone che dichiarano di sentirsi “felici” vivono soprattutto in paesi che, apparentemente, hanno poco da ridere dal punto di vista economico e del lavoro: Panama, Paraguay, El Salvador, Filippine e via scorrendo. Francamente mi sarei aspettato di vedere altri paesi solitamente al top delle varie e variegate classifiche. Che vuol dire tutto questo? “Sono tutti Paesi in via di sviluppo. Un presente accettabile, – scrive Iacci – unito a una significativa percezione riguardo alla possibilità concreta di un futuro migliore, valgono assai di più di una qualità di servizi a disposizione più alta, o una maggiore ricchezza o, ancora, una aspettativa di vita più elevata”.
Nel nostro micro e macro-cosmo sono spariti gli orizzonti e le speranze. Prima ancora che una crisi economica, viviamo una crisi psicologica di fiducia e speranza che si traduce in immobilismo e rassegnazione. La filosofa del parcheggio è l’esatto opposto: è un inno all’ottimismo della ragione. “La speranza diviene azione, e l’attività consapevole costruisce un futuro soggettivamente positivo”.
Come riprenderci la speranza, allora? Il libro di Iacci offre, a mio avviso, un contributo significato allo scopo e vi rimando alla sua lettura: 30 minuti per la ritrovata fiducia.
Un’annotazione minimalista, infine, sulla filosofia del parcheggio. Se siete scettici di natura o solo in questa circostanza, sforzatevi di vedere il bicchiere mezzo pieno: se non ritrovate la speranza, forse, riuscirete finalmente a trovare un parcheggio sotto casa. Di questi tempi non è poco.
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