Nel quadro della recessione globale più profonda dal secondo Dopoguerra, l’Italia, con un settore servizi e turismo caratterizzato da piccole e medie imprese, e un settore pubblico con un debito già elevato, rischia di essere tra gli Stati più fragili. Nessun paese potrà uscire da solo dalla crisi. E’ quanto fa sapere Prometeia in una nota.
Occorre un forte e tempestivo piano a livello europeo per fronteggiare l’emergenza e rilanciare l’attività economica: non solo sotto il profilo finanziario, ma anche della crescita reale. Dopo la crisi finanziaria del 2008, in cui l’Italia ha lasciato sul terreno, per non recuperarlo mai del tutto, – sottolinea Prometeia – un pezzo importante della crescita, anche in questa crisi il nostro Paese lascerà indietro una parte rilevante della propria crescita; negli anni a venire, infatti, recupererà solo parzialmente quanto perso nel 2020.
La contrazione del Pil. Ipotizzando una lenta e selettiva rimozione dei blocchi produttivi a partire da inizio maggio, Prometeia prevede una contrazione del Pil italiano nel 2020 del 6,5%. Il rimbalzo – si legge nella nota – sarà solo graduale verso l’autunno, portando al +3,3% nel 2021 e al +1,2% nel 2022. Le politiche monetarie della Bce – prosegue Prometeia – allenteranno le tensioni sui titoli di Stato italiani nel breve periodo, ma l’intervento fiscale del governo non potrà che essere limitato nel sostenere la domanda; a fine 2020 il deficit/Pil avrà raggiunto il 6,6% e il debito/Pil il 150%. Nel medio periodo l’Italia dovrà convivere con un elevato livello di disavanzo pubblico (di nuovo sotto il 3% solo nel 2022).
I dati. Nel 2020, Pil mondiale -1,6% e commercio internazionale di merci -9,4%. Nel 2021 e 2022 la crescita globale sarà, rispettivamente, del 4,6% e 3,3%. Il mantenimento della stabilità macroeconomica nell’Eurozona (Pil 2020 -5,1%; Pil 2021 +3,4%), e non solo in Italia, – evidenzia Prometeia – richiederà una risposta forte e coordinata a livello Ue: ad esempio attraverso il finanziamento delle maggiori spese con emissioni di titoli europei e la costituzione di un vero e proprio safe asset, che possa anche facilitare la diversificazione del rischio a livello continentale.
In Cina riduzione tendenziale del Pil nel primo trimestre del 6,7% ma incremento medio annuo del 3,2%, per effetto della ripresa nella seconda metà dell’anno. Mentre è in via di approvazione il piano di stimolo economico più ingente di sempre, – conclude Prometeia – gli Stati Uniti nel 2020 si contrarranno del 2,5%, per risalire del 3,6% l’anno dopo.