Ernesto D’Amato è laureato in Giurisprudenza e ha conseguito numerosi master nel mondo delle Risorse Umane oltre che una specializzazione in Sales Management. Dopo aver maturato varie e solide esperienze in importanti aziende, nel 2010 rientra a Popoli, sua città natale, dove fonda Radar Consulting Italia. Una società specializzata nella ricerca e selezione di personale qualificato e manageriale, La Radar è autorizzata dal Ministero del Lavoro ed è in forte espansione. Con sede legale a Milano e 7 uffici nelle principali città d’Italia, la società ha altre 4 sedi in prossimità di apertura. Ma non è tutto: oltre ad occuparsi di recruiting per le aziende, nel 2017 La Radar ha lanciato una Academy dedicata ai giovani neolaureati desiderosi di inserirsi con successo in un mercato del lavoro sempre più competitivo ed in costante cambiamento. Radar Academy, infatti, oggi organizza Master postlaurea su tutto il territorio nazionale, attivando stage per i suoi allievi per conto delle numerose aziende partner.
L’emergenza Coronavirus sta rivoluzionando le modalità tradizionali di lavoro e di apprendimento. Ciò che era latente oggi è realtà diffusa. Tant’è che le due parole d’ordine più usate in questi giorni sono: smart Working e smart Learning. Come valuti soprattutto la questione dell’insegnamento a distanza? Siamo all’alba di un profondo cambiamento nelle tradizionali modalità di apprendimento? Quali i rischi e le opportunità? Il Presidente Conte ha già dichiarato che la chiusura delle scuole e delle università sarà prorogata dopo il 3 aprile. Ho notato una certa apprensione tra i genitori dei ragazzi circa la prosecuzione dell’anno scolastico e sul completamento del programma didattico. Per prima cosa mi preme rassicurare i genitori dei ragazzi che frequentano la scuola o l’università e che sono preoccupati che i figli possano perdere parte del programma didattico per via delle restrizioni in corso e delle proroghe: il modello didattico attuale è interamente trasferibile su digitale. Con la formazione a distanza i ragazzi non vengono affatto penalizzati nell’apprendimento; certo, a patto che l’istituto scolastico o accademico sia in grado di utilizzare la tecnologia digitale. Trasferendo la lezione su piattaforme digitali, i contenuti, le dinamiche ed i metodi tipici della lezione tradizionale restano invariati. Ciò che cambia è il luogo dell’apprendimento, che prima era l’aula fisica, oggi è la scrivania di casa. Per quello che oggi ci riguarda, è facile intuire come la classica lezione frontale d’aula si presti ad una facile trasposizione su digitale: è sufficiente che l’istituto scolastico o accademico utilizzi una piattaforma per videoconferenze ed il problema è presto risolto.
Le dinamiche riprodotte in digitale sono esattamente le stesse che troviamo usualmente in aula, addirittura con dei vantaggi: l’alunno può concentrarsi più facilmente sull’ascolto della lezione, in quanto meno distratto dai compagni di classe. Altro vantaggio non indifferente è nella possibilità di registrare la lezione, per rivederla e riascoltarla successivamente tutte le volte lo vorrà. Inoltre abbiamo già assistito, durante le prime lezioni a distanza dei giorni scorsi, a scene di alunni che aiutano i docenti nell’utilizzo degli strumenti digitali, anche in presenza dei genitori. Questo è molto positivo, perché si crea un ciclo di apprendimento multidirezionale, dove tutti imparano qualcosa di nuovo che prima non sapevano o non volevano fare. Si abbattono le barriere digitali, ma anche quelle generazionali.
Come immagini il post Coronavirus? Torneremo a lavorare e a fare formazione come prima oppure siamo ad una svolta, se vogliamo epocale, in qualche modo indotta dall’emergenza? L’uomo è naturalmente portato all’interazione, ha bisogno di relazionarsi. Inoltre, il business non può prescindere da un sano networking. E’ noto poi che i migliori affari nascono dalle relazioni personali. Analogamente, è importante stare in aula insieme, legare e mantenere contatti tra allievi ed ex allievi, perché dall’interazione si matura al livello sociale e professionale. Credo che alla fine di questa emergenza vorremo tornare alle nostre vecchie abitudini e, anzi, per un pò saremo più felici che in passato di trovarci insieme con capi, colleghi, clienti e fornitori; così come rientrare nelle nostre aule con docenti e compagni di classe. Quindi credo che in generale vivremo una riscoperta delle nostre abitudini sociali, ma lo faremo con una nuova consapevolezza e forti delle nuove abilità acquisite: dalle skill digitali che avremo migliorato lavorando da casa, dalla capacità di gestire il cambiamento (e che cambiamento!), dall’abitudine a lavorare in autonomia, dalla capacità di organizzare il proprio lavoro e di lavorare per obiettivi. Sono le stesse competenze dalle quali sempre più dipenderà il successo di ogni organizzazione.
Chi potrebbe rimanere tagliato fuori dai cambiamenti in corso? C’è poi anche un tema di infrastruttura tecnologica. Siamo attrezzati come sistema Paese per reggere una ampia diffusione dello smart Learning? Viene tagliato fuori chi non è preparato a cogliere le opportunità che il cambiamento ci offre. Non dico che sia facile, credo che la ricerca di soluzioni nuove presupponga prima di tutto la capacità di ragionare fuori dagli schemi consolidati. “Unlearning to learn”, disimparare per imparare, dovrebbe essere la frase guida dei manager e degli imprenditori esperti in una situazione del tutto nuova ed imprevista come quella che stiamo vivendo. Sono poi convinto che questa sia un’occasione irripetibile per i giovani. E’ arrivato il momento di sfruttare al massimo la loro freschezza di pensiero, essendo loro più liberi da infrastrutture mentali e dalle soluzioni che noi adulti abbiamo sviluppato in relazione alle esperienze passate e che oggi non sono più valide, perché, nel momento in cui tutto è cambiato, servono nuove idee ed un nuovo approccio creativo. Le nuove soluzioni vanno poi messe in atto e questo non è affatto scontato: agire concretamente richiede coraggio, il che vuol dire anche essere disposti a cambiare modello organizzativo, con tutto ciò che ne consegue. Le infrastrutture tecnologiche sono senz’altro da potenziare: la nostra copertura di rete nazionale è sotto stress ed è necessario accelerare la diffusione della banda ultra larga. Tuttavia, pensiamo all’impatto che solo 10 anni fa una simile emergenza avrebbe creato sulla nostra economia e sulla vita di tutti i giorni. Da questo punto di vista, possiamo definirci una generazione fortunata di lavoratori e di studenti.
Sei un manager e un imprenditore nel campo della formazione dei futuri manager. In che modo la tua azienda ha reagito all’emergenza e come si è riorganizzata? In meno di due settimane siamo riusciti a digitalizzare tutti i processi interni e tutti i nostri servizi. Siamo stati reattivi, rapidi e compatti: questo lo devo anche ad un team eccezionale di collaboratori, che sono orgoglioso di avere. Abbiamo adottato un sistema di videonference che ci ha consentito contemporaneamente di lavorare in Smart Working e di erogare i nostri servizi di recruiting e di formazione. Così oggi siamo in grado di erogare i nostri Master ad una platea di circa 350 allievi e di svolgere normalmente le selezioni per le nostre aziende clienti. Facciamo riunioni interne quasi ogni giorno ed è anche divertente. Inoltre abbiamo sviluppato, insieme ad un nostro fornitore, una piattaforma che abbiamo chiamato “Ralp” (Radar Academy Learning Platform”), per migliorare la user experience di allievi e docenti dei nostri Master. In verità la piattaforma Ralp era già in fase progettuale: arrivata l’emergenza, non abbiamo esitato ad accelerarne la lavorazione. Potendo sfruttare anche in futuro gli investimenti sull’innovazione ed il know-how acquisito in questi giorni, la mia azienda oggi è più forte di prima.