Il nuovo Coronavirus potrebbe aver modificato per sempre le nostre vite. È quanto affermato da Gordon Lichfield, direttore della MIT Technology Review, in un’analisi pubblicata sulla rivista scientifica della celebre università statunitense. Nella stessa direzione dello studio della Lichfield muove anche la simulazione realizzata dall’Imperial College di Londra sull’espansione dell’epidemia nel Regno Unito, secondo la quale sarà necessario – almeno fino a quando non verrà individuato un vaccino – prolungare ancora per molto le misure di isolamento e distanziamento sociale. Ciò significherebbe uno stravolgimento della vita così come siamo abituati a conoscerla, ma anche dei modelli di business, rispetto ai quali è già prevista un’esplosione dei servizi di una nuova Shut-in-Economy.
“Per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo”. Così inizia l’articolo di Lichfield, nel quale il Professore del rinomato Massachusetts Institute of Technology di Boston ha voluto analizzare la situazione drammatica a cui il Covid-19 sta costringendo il mondo intero, basandosi sull’andamento dell’epidemia, ma anche sulle simulazioni della sua possibile diffusione nel Regno Unito condotte dall’Imperial College di Londra. “La maggior parte di noi – ha aggiunto Lichiefield – probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più”.
Fino al 3 aprile, così almeno si legge sui decreti che settimana dopo settimana stanno restringendo sempre di più la nostra libertà e le nostre abitudini, ma questa data sembra allontanarsi sempre di più, lasciandoci nell’incertezza di un futuro dai tratti sempre più confusi. Che il mondo riesca a superare ed archiviare per sempre questa pandemia è ciò che in sintesi ha suggerito anche il modello di simulazione dell’Imperial College di Londra. Secondo gli studiosi che lo hanno realizzato infatti sarà necessario prolungare le misure di isolamento ancora per molti mesi, o almeno fino a quando non verrà individuato il vaccino: nello specifico, si tratta di un sistema di controllo dell’epidemia, consistente nell’applicare misure di distanziamento sociale ogni qual volta il numero di ricoveri in terapia intensiva tenderà ad aumentare oltre i casi ritenuti normali. Lo studio in questione dunque farebbe presuppore un nuova “normalità”, in cui a periodi di quarantena si alternerebbero periodi di vita “normale”, possibili solo nelle fasi di remissione dei livelli di contagio, sebbene le persone con sintomi dovrebbero in ogni caso restare in isolamento.
Ma come si misura il distanziamento sociale? I ricercatori la definiscono in questi termini:“Tutte – riporta il sito MilanoFinanza – le famiglie riducono del 75% i contatti al di fuori della famiglia, della scuola o del posto di lavoro”. Secondo un simile modello dunque le misure di distanziamento sociale saranno attive e i luoghi ad alta concentrazione di persone, come scuole e università, chiusi per due terzi del tempo, due mesi di chiusura e un mese di riapertura. Solo in questo modo – sostengono i ricercatori – il sistema sanitario potrà reggere, riuscendo a dare una risposta adeguata al bisogno di terapie intensive.
Una nuova quotidianità alla quale dovranno adeguarsi anche i modelli di business esistenti per non perire sotto il peso di questa pandemia. D’altronde si stanno già sviluppando una serie di servizi alternativi, possibili a distanza, come lezioni di palestra online e via dicendo. Si tratta di quella che il Mit ha definito la “shut-in economy”, letteralmente “economia al chiuso”. Non tutti i risvolti di questo cambiamento epocale quindi – ha concluso Lichfield saranno negativi: ad esempio la riduzione di viaggi ridurrà l’impatto ambientale, torneranno ad essere sviluppate le filiere produttive locali e ancora verrà potenziata la ricerca scientifica e il sistema sanitario.