“Il mondo del volontariato sta riscontrando molti problemi nel capire quali decisioni prendere per ridurre al minimo l’impatto delle scelte nel sistema sociale e sanitario già messo alla prova. Serve una integrazione agli ultimi Decreti, o un Decreto dedicato, per normare l’opera delle persone impegnate a titolo gratuito e volontario nell’affrontare l’emergenza coronavirus”.
Lo chiede Emanuele Alecci, presidente Comitato Padova Capitale europea del volontariato, in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “In nessuno dei Decreti emanati -afferma Alecci- si fa riferimento diretto al mondo del volontariato il cui numero sfiora il 10% della popolazione, con circa 5 milioni di persone attive. A seguito dei Decreti, già da quello del 24 febbraio, moltissime realtà hanno sospeso o fortemente limitato le attività.
Tra queste le associazioni che operano in ambito ospedaliero, nelle case di cura, in attività di alfabetizzazione per persone straniere, nel sostegno compiti pomeridiano e in generale tutte le associazioni che operano in attività di gruppo o a stretto contatto con persone immunodepresse o a rischio.
Il senso di responsabilità ha fatto sì che in alcuni casi i volontari stessi siano riusciti ad attivare in questi giorni modalità alternative di sostegno, ad esempio con telefonate “amiche” o aiuti a distanza. Ci sono però attività di utilità sociale che difficilmente, proprio in questo periodo, possono essere sospese. Tra queste la consegna di generi alimentari o di prima necessità a famiglie in situazione di disagio, l’erogazione di pasti o di vestiario a persone senza dimora, il trasporto sociale per motivi di cura tramite mezzi messi a disposizione delle associazioni, i servizi di emergenza e protezione civile.
Per le associazioni e per i loro volontari è fondamentale poter ricevere indicazioni precise, e non solo di “buon senso”, per capire se possono proseguire l’attività e, in caso positivo, come riorganizzarla sulla base delle esigenze di tutela della salute di tutti. I volontari rientrano tra le persone che possono muoversi per “motivi di necessità”? È necessaria una dichiarazione del Presidente dell’associazione? Devono in qualche modo limitare il raggio d’azione, oltre a seguire le indicazioni previste dall’allegato 1 del DPCM?
Chiediamo pertanto che venga emanata tempestivamente una integrazione agli ultimi DPCM o un Decreto dedicato a normare la preziosa opera delle persone impegnate a titolo gratuito e volontario attraverso le migliaia di associazioni e organizzazioni del Terzo Settore attive nel nostro Paese.
Sul tema interviene la Conferenza nazionale enti Servizio civile (Cnesc), che in una nota si dice “pronta a continuare ad assicurare, con responsabilità e consapevolezza, il proprio contributo quotidiano a favore dei territori e delle comunità, e svolgere il servizio civile universale, ove possibile, realizzando al meglio le attività previste dai progetti. Nel fare ciò – conclude l’Associazione- sarà molto importante la collaborazione con gli enti locali, gli altri organi pubblici e le organizzazioni del Terzo settore”