La ministra Fabiana Dadone ha pubblicato sul sito della Pubblica Amministrazione una nuova circolare che indirizza le amministrazioni dello Stato verso l’adozione del lavoro agile in pianta stabile.
Il testo rileva che è ormai “superato il regime sperimentale e che la misura deve operare a regime” per cui ”almeno il 10% dei dipendenti deve lavorare in smart working. Stiamo accelerando le procedure per le acquisizioni di tecnologia e innovazione. – dice la Ministra – Si tratta di riconcepire il lavoro e di renderlo più agile e l’ottica chiaramente è quella del raggiungimento del risultato”. Molte aziende hanno anticipato la Pubblica Amministrazione nella scelta di adottare lo smart working, anzitutto come misura cautelativa per contenere l’epidemia, ma anche, in prospettiva come nuova modalità lavorativa.
Tra le prime a muoversi è Fastweb che ha deciso di applicare lo smart working a buona parte dei suoi lavoratori, compresi quelli dei call center. Un passo importante che i sindacati accolgono positivamente perché ”dà la dimostrazione che dall’emergenza si può uscire immaginando di scommettere sul futuro, sulla responsabilizzazione delle persone”
Una decisione condivisa da molte aziende, soprattutto quelle hig tech: quasi l’80% dei dipendenti di Vodafone attualmente lavora in smart working; quelli di Fastweb sono circa 1600 e circa 3.000 i dipendenti di Sky. Lavorano da remoto, obbligatoriamente, anche i lavoratori di IBM delle zone ‘rosse’ di Lombardia, Veneto , Piemonte. Lo smart working inoltre è utilizzato da Unicredit e Generali.
Una pratica che prende piede, non senza resistenze però: alla Datalogic di Bologna, per esempio, una delle aziende più ‘tech’ della zona, lo smart working viene negato dalla direzione denunciano Fiom, Fim e Uilm.