Speriamo che la vicenda non sia cosi come appare. Ci troviamo di fronte a un caso scandaloso, dove per scandalo non s’intende il mettere alla berlina una donna diffondendo in rete materiale privato, quello è un reato. Il D.d.l. n. S. 1200, cosiddetto “Codice rosso”, approvato dalla camera il 3 aprile 2019, è il decreto legge che istituisce il reato di revenge porn, la pratica di condividere pubblicamente immagini fotografiche o video intimi attraverso Internet senza il consenso della, o del, protagonista dei video.
Chi mette in pratica il “revenge porn” quindi potrà essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione; venendo punito con la reclusione da uno a sei anni e multa da 5.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”; e a “chi ha ricevuto il materiale in questione, per poi pubblicarlo e diffonderlo, con l’obiettivo di recare un danno a colei o a colui che si vede nelle foto o nei filmati”. È prevista un’aggravante nel caso in cui la diffusione di materiale “compromettente” avviene per mano del coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona legata o che è stata legata a quella offesa.
Le ripercussioni sul lavoro. Una professionista di 40 anni di Brescia è diventata vittima per la seconda volta. La donna aveva realizzato video che dovevano rimanere privati e che invece sono diventati virali, e per questo ha sporto denuncia, dopo che anche il suo numero di cellulare è passato di chat in chat varcando i confini nazionali, fino a farle ricevere chiamate dal Sudamerica. La procura di Brescia sta indagando su tre persone, ma gli studi in cui la donna lavorava hanno incredibilmente richiesto di sospendere i rapporti di lavoro, appellandosi a un “danno di immagine’. I datori di lavoro sostengono di avere ricevuto chiamate da uomini che chiedevano un appuntamento con la professionista “senza far riferimento alla problematica da affrontare e senza lasciare recapito telefonico”.