L’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani, che finora aveva scelto di non intervenire nel dibattito sul Coronavirus per evitare di aumentare il rumore di sottofondo attorno alla vicenda, alla luce delle fuorvianti informazioni che stanno circolando in questi giorni ha scelto di scendere in campo e dire la propria. “A renderle particolarmente pericolose – spiega l’Associazione riferendosi alle scorrette informazioni – è il fatto che a rilasciarle siano state anche personalità che per ruolo dovrebbero rappresentare il mondo scientifico. Ci sentiamo pertanto in dovere fare le seguenti
precisazioni”.
La Covid19 non è una semplice sindrome influenzale. Se nella maggioranza dei casi può essere superata senza grossi problemi, nel 20% dei casi (un numero molto più alto rispetto all’influenza) si manifesta con sintomi gravi che necessitano di cure mediche. Questo vale in
particolare per persone anziane, immunodepresse, o affette da malattie croniche.
La Covid19 non è semplice da curare. A rendere la situazione più complessa rispetto all’influenza vi sono ulteriori due fattori: l’assenza di un vaccino che permetta di proteggere le fasce più deboli della popolazione e la sua capacità di sviluppare polmoniti non curabili tramite antibiotici (perché di origine virale e non batterica) e quindi molto più complesse da gestire.
Non c’è un virus italiano. L’analisi dei dati raccolti fa supporre che il virus SARS-CoV-2 sia entrato in Italia dalla Cina già verso dicembre, periodo in cui si è registrato un picco di polmoniti anomale. Ad oggi NON esistono evidenze che esista un ceppo italiano del virus non correlato con il ceppo cinese, come sottolineano anche le ricercatrici dell’Ospedale Sacco che l’hanno sequenziato. Tale congettura è priva di qualsiasi fondamento.
Non siamo ancora fuori pericolo. I dati indicano che stiamo entrando nella fase esponenziale in cui il virus si propaga molto più rapidamente (picco arancione in figura – vedi sotto). In questa fase è fondamentale mettere in atto misure che riducano la capacità del virus di propagarsi rallentando la diffusione della malattia (picco azzurro in figura) per un unico semplice motivo: se il numero di malati cresce troppo rapidamente, ed il 20% di loro necessita di ospedalizzazione, in brevissimo tempo satureremmo tutti i reparti di terapia intensiva (come sta già ora accadendo in Lombardia), rendendoci incapaci di dare adeguato supporto a chi ne ha bisogno.
Per spiegare meglio la situazione in cui ci troviamo ora, pensare di costruire un muro anti-tsunami alto 20 metri (numero di posti in terapia intensiva e misure di contenimento) e di essere raggiunti da un’onda alta 25 metri (numero di malati che richiedono assistenza ospedaliera), è evidente che verrete sommersi (le terapie intensive non reggeranno e non riusciranno a dare cure adeguate a tutti), esiste inoltre anche il rischio che l’onda abbatta l’intero muro colpendo molte più persone, in particolare nelle fasce a rischio, aumentando ulteriormente il bilancio dell’epidemia.
Ecco perché è importante, soprattutto adesso, attenersi scrupolosamente alle indicazioni della Protezione Civile e del Ministero della Salute. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per
abbassare l’altezza dell’onda ed evitare che il nostro sistema sanitario collassi. Evitiamo quindi di inseguire congetture che non trovano riscontri scientifici e che ci portano immotivatamente a sottostimare o esagerare i rischi connessi al SARS-CoV-2.
Nota a cura dell’Associazione Nazionale Biologi Italiani.