Sono trascorsi ormai tre giorni dalla comparsa dei primi casi autoctoni di coronavirus (Covid-19) sul territorio italiano e da allora il numero dei contagi, riscontrati anche in seguito alle migliaia di tamponi effettuati, continua a salire ora dopo ora. Tuttavia, il coronavirus – come hanno ricordato più volte gli esperti – ha fatto rivelare un tasso di mortalità piuttosto basso: secondo una recente ricerca condotta dai Centers for diseases control cinesi (CCDC), lo studio più ampio realizzato fin ora dall’inizio dell’epidemia, il nuovo coronavirus ha un tasso di mortalità generale del 2,3%.
Ma il tasso di mortalità reale potrebbe essere in realtà anche molto più ridotto, data la grande difficoltà riscontrata dalle strutture sanitarie di tutto il mondo nel registrare nel numero complessivo dei contagiati gli asintomatici o comunque coloro che manifestano sintomi influenzali leggeri. Ciò appare ancora più evidente se si considera che il coronavirus si presenterebbe – stando al report precedentemente citato – nell’80,9% dei casi con una sintomatologia superficiale e perciò difficile da riscontrare. Soprattutto in età pediatrica il Covid-19 sembra manifestarsi con un tasso di incidenza estremamente basso: si tratta di un aspetto del coronavirus di fondamentale importanza, come ha spiegato il Dottor Guido Gattinara, Presidente SITIP (Società Italiana di Infettivologia Pediatrica).
“Un primo studio del New England Journal of Medicine – si legge nell’intervento del Dott. Gattinara – su 425 soggetti infettati dal Covid-19 non riportava nessun caso di infezione sotto i 15 anni di età. Gli autori sostenevano che ‘i bambini potrebbero avere avuto meno probabilità di contrarre l’infezione o, se infetti, potevano mostrare sintomi più lievi’ rispetto agli adulti. Inoltre in un recente articolo pubblicato sul Lancet (Fuk-Woo Chan The Lancet 24/1/2020) viene riportato il caso di un bambino di 10 anni, che è stato infettato per un contatto con i familiari affetti dal Covid-19 e, pur presentando una opacità polmonare a vetro smerigliato radiologicamente evidente, restava asintomatico, senza febbre, né altre alterazioni degli esami ematici. In seguito rare infezioni sono state segnalate in una bambina di 9 mesi a Pechino e recentemente in un neonato di Wuhan, figlio di una paziente affetta da Coronavirus, risultato positivo 30 ore dopo la nascita. Questo ci induce a ipotizzare che la trasmissione anche verticale del Coronavirus da madre a figlio sia possibile, ma può essere anche che il bambino si sia infettato dopo la nascita per uno stretto contatto con la madre.”
In età pediatrica dunque il coronavirus sembrerebbe meno aggressivo di quanto accada in altre fasce di età. Un riscontro a tale dato è evidente nello studio condotto dai Centers for diseases control cinesi, il quale ha evidenziato – riporta Panorama – un tasso di mortalità pari dello 0,2% nei ragazzi di età compresa tra i 10 e 19 anni, mentre sotto i dieci anni non si sono verificati casi di morte. Le motivazioni di questa resistenza dei più piccoli al Covid-19 non sono ancora del tutto chiari: “le due possibili spiegazioni – prosegue il Dott. Gattinara – sono legate ad una minore probabilità che siano stati esposti al virus per le modalità di diffusione iniziale dell’epidemia (mercato di Wuhan, ospedali…), oppure c’è qualcosa di diverso nel modo in cui il loro organismo risponde al virus”. In ogni caso “un basso numero di casi tra i bambini sarebbe – sottolinea il Dott. Gattinara – una buona cosa, dato che questi sono meno propensi a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca e ad astenersi dal toccare gli altri, comportamenti che possono diffondere germi. Se il Coronavirus si diffondesse tra i bambini, l’epidemia potrebbe diventare molto peggiore”.