Alla domanda “che lavoro fai?” ci sono tante persone che vanno in crisi, perché non fanno in tempo ad inquadrarsi in una professione che ne iniziano un’altra. Allora la domanda giusta dovrebbe essere “che lavoro fai in questo momento?”. Multipotenziali, è con questo termine che vengono definite le persone con una pluralità di interessi, che studiano a fondo ogni nuovo tema, raggiungono l’obiettivo e poi cambiano. Allora, forse, l’era dell’intelligenza artificiale, è il treno giusto per loro.
Sintesi di idee, apprendimento veloce e flessibilità. Questo è l’identikit del lavoratore tipo tra una quindicina d’anni. Potrebbero essere proprio i multipotenziali, che oggi attirano tanta diffidenza, ad avere un accesso prioritario nel lavoro sinergico uomo robot. Se le macchine sostituiranno gli uomini in mansioni routinarie e ripetitive, le persone saranno costrette a studiare nuove evoluzioni di ruolo, ad alzare il livello di preparazione digitale e ad acquisire un atteggiamento di flessibilità ed elasticità, tanto nel lavoro, quanto nella vita privata.
I robot sono risultati vincenti nelle prove di intelligenza e strategia, come gli scacchi e i video giochi, battendo gli umani e utilizzando anche tecniche mai esplorate prima o addirittura riesumandone alcune vecchie di millenni. Ma è anche vero che, se da un lato c’è chi utilizza i robot come maestri per migliorarsi a diventare sempre più forti, dall’altro i limiti sono numerosi. Una macchina può allenarsi a ripetere lo stesso gioco milioni di volte fino a impararlo e diventare imbattibile, ma non è ancora stata programmata per applicare l’esperienza appresa in un campo, ad un settore diverso. Quindi per passare da un gioco all’altro, un robot deve essere riprogrammato da zero.
Unione uomo-robot: un futuro da temere o da assecondare? La verità sta sempre nel mezzo e nessuno può saperla con certezza. Di sicuro il posto fisso sarà solo un ricordo. Le aziende, per stare al passo, dovranno investire costantemente in formazione; i lavoratori dovranno puntare su qualità, come la creatività, la propensione al problem solving e ai rapporti interpersonali. Gli obiettivi dei singoli dovranno coincidere fortemente con quelli dell’azienda, generando un concetto di occupazione più consapevole, divertente e fortemente motivata. Puntare ad essere imprenditori di se stessi, per non vedersi sostituiti dai robot anche in ruoli dirigenziali. Le aziende ne gioveranno in termini di aumento della produttività e sicurezza sul lavoro.
Se non puoi sconfiggerli unisciti a loro. Una cosa è certa, i nostri figli si troveranno a svolgere mansioni che oggi neppure esistono, ma per arrivare a questo bisognerà iniziare dal cambiamento del sistema scolastico. È necessario adeguare i metodi di studio alla nuova velocità del digitale e i più piccoli sono già pronti. L’intelligenza artificiale sta invadendo tutti i settori, dalla medicina all’agricoltura, anche se con diversa intensità. Lo stesso colosso Amazon si è visto costretto ad investimenti notevoli per rivedere alcuni dei suoi modelli lavorativi; per ottimizzare la collaborazione uomo macchina, per formare il personale e portarlo a livelli più elevati di professionalità, lasciando ai robot lo svolgimento di compiti fisicamente faticosi e ripetitivi.
La fiducia nelle potenzialità umane ci fa vedere il futuro lavorativo con sguardo ottimista. Creatività, versatilità e adattamento, queste le carte vincenti per emergere nell’epoca dell’intelligenza artificiale. La tecnologia e la digitalizzazione guideranno le generazioni future ad una maggiore autonomia e ad una specializzazione che riguarderà non solo i lavoratori, ma anche le aziende. L’importante è ricordarsi sempre che il progresso non si subisce. Il progresso si crea e se i robot ci aiuteranno a svolgere le mansioni più noiose, ripetitive e faticose, allora ben venga il motto “uno per tutti, tutti per uno”.