Il 57% dei Chief information officer italiani ha digitalizzato almeno la metà dei flussi di lavoro della propria organizzazione ed entro il 2022 questa percentuale salirà al 98%. Il dato emerge da una recente ricerca di ServiceNow, azienda californiana specializzata nelle soluzioni di workflow basate su cloud computing, ed è un dato che riflette uno scenario a due facce: ottimo in prospettiva, ancora insufficiente o quasi allo stato attuale.
Lo studio. In linea generale, il giudizio che gli autori dello studio, condotto da Oxford Economics su un campione di oltre 500 Cio in 12 Paesi, hanno espresso per i manager tech italiani è comunque positivo ed è il seguente: consapevoli del fatto che la digitalizzazione migliori l’efficacia dei processi di business chiave, inclusi il customer service, il finance, l’Information technology e il legal.
I punti critici. Nell’affrontare le sfide che la digital transformation si porta appresso per sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie, i Cio sono chiamati a fronteggiare alcuni punti deboli della propria azienda, che ostacolano il processo di innovazione. Lo studio ha evidenziato in proposito cinque criticità. La prima riguarda la collaborazione con i C Level: il 76% dei manager intervistati collabora con il Chief operation officer per standardizzare i flussi di lavoro e il 65% con il Chief executive officer o comunque i vertici dell’azienda, ma c’è ancora un 10% di Cio che afferma di essere l’unico responsabile di questa attività. La collaborazione con i partner è la seconda nota “dolente”.
I dati. Solo il 55% del campione ha sviluppato relazioni con soggetti esterni in maniera efficace, ma solo l’8% afferma di avere una collaborazione realmente produttiva quando si tratta di progetti di trasformazione digitale. Un altro punto importante è quindi l’allineamento degli obiettivi della digitalizzazione a quelli di business e in questo caso solo il 14% dei manager dichiara di essere realmente efficace.
Coinvolgere l’area It nei diversi aspetti dell’organizzazione, per quanto possa sembrare un compito scontato, è invece uno degli ostacoli più impervi: pochi Cio, infatti, sono in grado di rendere pervasive le tecnologie digitali in modo trasversale a tutta l’organizzazione e nello specifico solo il 6% di loro è d’accordo nell’affermare che la propria azienda è in grado di formare team con membri di diverse aree per facilitare i progetti di trasformazione digitale.
Altro aspetto da non sottovalutare, infine, è la capacità di presentare e spiegare alle componenti di business gli sforzi compiuti per affrontare e gestire la digitalizzazione: anche in questo caso, solo il 6% dei Cio ritiene di essere veramente efficace nel tenere traccia dei risultati raggiunti, nel misurare i progressi conseguiti e nel convincere il management ad adattare la strategia di business. I Chief information officer, insomma, giocano un ruolo cruciale nel guidare la trasformazione digitale di un’azienda e le loro azioni possono portare benefici in diverse aree di business, dalle risorse umane al finance passando naturalmente per la componente It.
Gli obiettivi. Non è però un percorso facile, il loro, e ne spiega le ragioni Antonio Rizzi, Senior Manager, Solution Consulting ServiceNow, secondo cui “molti Cio stanno ancora lottando per raggiungere dei benefici duraturi all’interno di una strategia di digitalizzazione e per fare questo devono assicurarsi che l’area It sia coinvolta in ogni aspetto del business e che gli obiettivi siano allineati con quelli del business. Solo in questo modo accelereranno l’innovazione e miglioreranno le performance finanziarie e dei dipendenti”. La strada da fare per i paladini dell’innovazione tecnologica in azienda, insomma, è ancora lunga.