Se ne è parlato per mesi e alla fine le elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria sono arrivate, ma i risultati con cui si sono chiuse sono stati tutt’altro che scontati. Il voto in Emilia-Romagna, con la vittoria del governatore uscente, Stefano Bonaccini (Pd), soprattutto, ha evitato che la Lega potesse dare il colpo di grazia ai già fragili equilibri governativi. Certo, rimane pur sempre un risultato regionale, ma il significato che si porta dietro rivela alcuni significativi aspetti dell’attuale scenario polito nazionale.
Il centro sinistra ha vinto, ma il merito è soprattutto di Bonaccini. L’Emilia-Romagna continua ad essere una regione rossa, ma la vittoria riportata dal governatore uscente (51,4%) sulla candidata del centro destra Lucia Borgonzoni (43,7%) molto ha a che fare con la persona piuttosto che con il partito. È stato lo stesso Bonaccini a confermarlo, quando a proposito del voto disgiunto ha dichiarato: “Sicuramente – si legge su Adnkronos – ha portato un beneficio, più che in passato. In particolare, tanti esponenti dei 5 Stelle hanno invitato a usarlo”. Ma è soprattutto l’aver incentrato la propria campagna sulla dimensione regionale ad avergli fatto guadagnare la vittoria: “La Lega – ha dichiarato Bonaccini – mi pare abbia interpretato un cambiamento per pensare ad altro, più che all’Emilia-Romagna”.
Rispetto ai rapporti di forza tra partiti, tuttavia, i confini appaiono meno netti. Vero è che il Pd si è confermato primo partito in Emilia-Romagna (34,69%), ma è anche evidente il distacco rispetto alla percentuale guadagnata dal suo candidato, nonché la differenza rispetto a quel 44,53% conquistato alle regionali del 2014. Non trascurabile è anche il confronto con il 31,95% portato a casa dalla Lega, che conferma come in Emilia-Romagna si sia votato soprattutto il candidato. È probabile dunque che l’arma utilizzata in campagna elettorale dal centro destra, quella di fare del leader Matteo Salvini un protagonista del pre-elezioni, si sia rivoltata contro la sua stessa candidata.
La netta sconfitta del M5S sembra invece l’ennesima conferma del declino da cui negli ultimi mesi il MoVimento sta tentando disperatamente di riemergere, ma che quel drammatico 7,35% conquistato dal candidato Francesco Aiello (ma soprattutto lo scottante 4,74% assegnato al partito rispetto al 13,27% del 2014) non fanno altro che confermare. Se dunque questo voto potrà avere delle conseguenze in sede nazionale, queste non saranno di certo positive per i pentastellati, mentre per i rapporti di forza tra sinistra e destra, sembra si stia ripristinando un bipolarismo sempre più netto, con una Lega che rischia di rimanere vittima della sua stessa propaganda. Sembra essere questa almeno la linea del premier Giuseppe Conte che ha dichiarato: “’C’è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale. Mi riferisco a Salvini che esce il grande sconfitto di questa competizione. I cittadini lo hanno inteso come referendum su di lui”.”
“Una lezione positiva per il centrosinistra”. Così ha interpretato queste elezioni Valentina Grippo (Azione), consigliera regionale del Lazio, che a proposito dei risultati conseguiti dal centro sinistra ha dichiarato: “molto è stato merito di Bonaccini, evidentemente i cittadini emiliani hanno premiato la buona amministrazione e non sono caduti nella trappola mediatica e retorica della Lega”. “Le elezioni regionali inoltre – ha sottolineato Grippo – restano comunque un voto legato al territorio, ma ciò non toglie che se il centro sinistra fosse uscito ai minimi termini da queste elezioni avrebbe avuto certamente maggiori problemi in termini di equilibri governativi.” Ma questa vittoria è per la consigliera soprattutto il risultato di un gioco di squadra che ha dimostrato come “quando le diverse forze (non solo Pd, ma anche Azione, Verdi, Più Europa) lavorano insieme riescono a raggiungere un risultato positivo che va anche oltre la somma dei singoli”.
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