Stephan Schimidheiny, il magnate svizzero, nonché l’unico proprietario rimasto in vita di Eternit, dovrà essere processato per omicidio volontario. L’accusa è quella di omicidio volontario a danno dei 392 cittadini di Casale Monferrato, morti a causa dell’esposizione all’amianto prodotto nello stabilimento industriale della città, chiuso ormai per fallimento dal 1986. A deciderlo è stato il gup di Vercelli, Fabrizio Felice, che ha deciso di accogliere l’accusa avanza durante l’udienza preliminare dai pubblici ministeri Francesco Alvino, Roberta Brera e Gianfranco Colace. Ma stando alle sue ultime dichiarazioni, Schimidheiny sembra tutt’altro che afflitto dai sensi di colpa.
“Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno” ha dichiarato l’ex presidente del consiglio di amministrazione Eternit lo scorso dicembre al giornale elvetico Nzz Sonntag, parlando delle sue future vicende giudiziarie, che si apriranno il prossimo 27 novembre, quando il magnate svizzero dovrà rispondere davanti alla Corte d’Assisi di Novara dell’accusa di omicidio doloso per morte di 392 persone. “Quando oggi penso all’Italia – riporta il Corriere della Sera – provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito” ha dichiarato Schimidheiny e mostrandosi certo della sua non colpevolezza ha aggiunto “Alla fine il mio comportamento sarà giudicato correttamente e un giorno verrò assolto”.
Il processo Eternit ha avuto inizio ormai più di dieci anni fa presso il Tribunale di Torino, quando, in seguito alle indagini condotte da Raffaele Guariniello, l’ex presidente del consiglio di amministrazione Eternit e Louis de Marchienne, direttore dell’azienda negli anni ’60 (deceduto nel 2013) sono stati accusati di omicidio per la morte per mesotelioma di diversi dipendenti delle fabbriche Eternit. Ma la malattia non ha colpito solo i dipendenti: come si sta drammaticamente riscontrando con il trascorre del tempo, dato il lungo periodo di incubazione (fino anche a 30 anni) caratteristico della malattia, la lista delle vittime dell’amianto è destinata ad aumentare. Ad oggi sono quasi 400 solo i cittadini di Casale Monferrato morti a causa della vicinanza con lo stabilimento industriale, ma è ancora consistente il rischio per chi viveva in quelle aree negli anni ’80 di sviluppare la malattia.
“Stephan Schmidheiny, ancora oggi, dimostra nessuna pietà verso le persone – prosegue il Corriere – che sono morte a causa dell’amianto” ha affermato senza giri di parole il pubblico ministero Colace. Posizione con la quale si è evidentemente trovato in accordo il gup Filice data la sua decisione definitiva. D’altronde le dichiarazioni del magnate svizzero sembrano non contraddire le accuse del pm Colace: inoltre nel leggere le parole di Schimidheiny non si può non pensare al fatto che sebbene in Italia la produzione sia stata interrotta negli anni ’90, nonché vietata dalla legge Legge n° 25 del 27 marzo 1992, Eternit continua a commercializzare il cemento-amianto in diversi paesi del mondo, come il Brasile, con conseguenze immaginabili per la salute e la vita delle persone che entrano in contatto con questo materiale mortifero.