La ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo, che sulla sua pagina Facebook definisce la riforma previdenziale ”una delle massime priorità del Governo”, ha convocato le parti sociali per lunedì 27 gennaio al Dicastero del lavoro e annuncia che sta dando vita ad un pool d’esperti sulla questione.
L’obiettivo condiviso sembra essere quello di superare la legge Fornero, ma sul come le ipotesi sono aperte. L’esecutivo starebbe valutando l’ ipotesi di abbassamento dell’età pensionabile ma solo con il sistema di calcolo contributivo che i sindacati ritengono pero’ “penalizzante”. Il segretario della Cgil propone “l’uscita dal lavoro a 62 anni, con 20 di contributi, senza alcun ricalcolo con il metodo contributivo”. Cgil, Cisl e Uil chiedono all’unisono “di “valorizzare previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura.”
Possibile uscita anticipata. Nel dibattito interviene anche il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico che apre alla possibilità di una uscita anticipata rispetto ai 67 anni previsti dalla legge, seguendo comunque il ricalcolo contributivo. Ipotesi ‘bocciata’ dai sindacati. La sottosegretaria al lavoro Francesca Puglisi, intervistata da La Repubblica, propone invece : ”Pensione (piena, senza sforbiciate) a 64 anni, con 35 di contributi.” Si tratta quindi di una discussione apertissima.
I punti chiave. Cgil, Cisl e Uil hanno presentato una piattaforma unitaria sull’intera questione previdenza che il segretario della Cgil Maurizio Landini, nella sua intervista a ‘La Stampa’, ha riassunto in 5 punti chiave: “Occorre accelerare la commissione sulla separazione tra spesa previdenziale e assistenziale e quella sui lavori gravosi, – spiega Landini – serve una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha avuto lavori discontinui e precari. Bisogna riconoscere il lavoro di cura delle donne, che non si può trasformare in una tassa. E’ necessario poi un meccanismo di uscita flessibile, nonchè una rivalutazione delle pensioni e legge sulla non autosufficienza. Proposte praticabili e le risorse si possano trovare – dice il segretario nazionale Cgil – . In tanti sistemi pensionistici europei, anche la fiscalità generale contribuisce alla spesa previdenziale.”