La storia di Luisa Spagnoli è talmente appassionante e avvincente che va raccontata con la stessa immedesimazione e confidenza che si richiede ad un attore per poterne interpretare il personaggio.
Siamo agli inizi del ‘900, in un contesto storico in cui l’emancipazione femminile è ancora lontana e l’aspirazione sociale delle donne è quella di essere spose e madri, devote alla cura della casa e della famiglia. Le origini di Luisa sono umili, ma questo non le impedisce di avere una visione chiara e ben definita di quello che diventerà. Ammaliata dalle lusinghe di un giovane musicista, a soli venti anni, decide di sposare Annibale Spagnoli, padre dei suoi figli e, più tardi, suo socio in affari.
L’ambizione di Luisa è quella di unire le sue passioni per la pasticceria e la sartoria e di farne un’attività redditizia. Così, dopo il primo figlio, lei e Annibale, con l’aiuto economico dei familiari, rilevano una piccola drogheria nel centro di Perugia, dove vengono venduti soprattutto confetti artigianali. Nasce la Drogheria Spagnoli. Luisa dedica anima e corpo alla sua attività: si occupa in prima persona della produzione dei confetti e della gestione dei pochi dipendenti che si possono permettere, tutti rigorosamente uomini. Impiega poco tempo a far parlare di sé e in breve diventa esempio di tenacia e passione, in un mondo dove il lavoro è esclusiva prerogativa degli uomini. Inizia così ad attirare le attenzioni di imprenditori già affermati, tra cui Francesco Buitoni, capo del noto pastificio, che, di lì a poco, diventerà socio ed amico. Unendo le forze e i capitali la drogheria Spagnoli inizia a conquistare sempre più mercato e si decide di integrare la produzione di confetti con caramelle e cioccolatini. Nasce così la realtà, oggi a tutti nota, come la Perugina.
Non sono qui a parlare dell’ovvio successo dell’azienda, perché ci sono stati anche periodi bui, in cui mollare sarebbe stato più facile che continuare. Dopo un paio di anni floridi, infatti, tutto sembra crollare e Francesco Buitoni lascia il suo posto al figlio Giovanni, appena rientrato dai suoi studi in Germania. Per non incorrere nel fallimento, è necessario rivedere le politiche commerciali dell’azienda. Inizia così una fase di forte cambiamento, nel lavoro, ma anche nella vita personale di Luisa. Il confronto con un ragazzo più giovane, come Giovanni, colto, intraprendente, affascinante e un po’ visionario come lei, aumenta le distanze dal marito Annibale che piano piano, senza mai rinunciare al suo amore, si allontanerà da lei e dall’azienda.
La passione e l’attrazione tra Luisa e Giovanni, a lungo trattenute, sono diventate simbolo e ispirazione di un amore peccaminoso e denso, lo stesso racchiuso nel “Bacio Perugina”. Non c’è immagine più intensa e trasognata di quella custodita nella confezione e nella forma di un cioccolatino, realizzato con scarti di nocciole e il cuore aperto a nuove e sorprendenti combinazioni di gusto. Anche i messaggi d’amore all’interno sono il frutto di un’idea nata lì, davanti ai suoi occhi, nel gesto quotidiano, alla ricerca di un contatto romantico e proibito con Giovanni. Luisa è Luisa, sempre e comunque, a casa, in azienda, in amore e con i suoi figli. Tutto parla di lei. Ogni gesto è collegato ad un altro e la sua mente acuta e intraprendente non smette mai di cercare nuove idee e nuove passioni in cui investire.
Da qui inizia il vero successo della Perugina, dalla consapevolezza e dalla forza di una donna che non si è lasciata identificare in un ruolo, che ha saputo andare oltre se stessa, oltre le leggi e che oggi ci ricorda che il successo non è dovuto, a nessuno, ma tutti possiamo crederci e viverlo con pienezza ed energia, immaginando quello che ancora non c’è, come la più bella e la più stimolante delle visioni.
Lo scoppio della guerra ha segnato il confine tra il possibile e l’impossibile e ancora una volta, la tenacia di Luisa è andata oltre, trasformando un ostacolo, in una grande opportunità di cambiamento. Quando tutti gli uomini sono stati chiamati al fronte e le mogli hanno preso il loro posto nelle fabbriche, la Spagnoli ha tracciato una linea netta, definita e rivoluzionaria verso la liberazione e l’emancipazione femminile. Per consentire alle donne di lavorare serenamente e di contribuire al meglio al benessere e alla crescita dell’azienda, permette a tutte le dipendenti di portare i propri figli in fabbrica, in un’area allestita proprio per i bambini. Lei sa benissimo che anche quello della mamma è un lavoro, così decide di retribuire anche le ore che le donne passano ad allattare i figli e fornisce loro cibi ed abiti comodi.
Grazie all’aiuto di suo figlio maggiore nella conduzione dell’azienda, Luisa ha potuto dedicare tutte le sue energie alla gestione delle dipendenti, alla guida verso l’indipendenza e allo studio delle strategie che porteranno l’azienda a diventare una delle più note sul mercato dei dolciumi. Al famoso Bacio Perugina, seguirà presto la creazione di una delle più gustose e avvolgenti caramelle di tutti i tempi, la rossa Rossana.
Inutile dire che Luisa è molto di più. In lei si celano la curiosità di un bambino e la caparbietà del più acuto uomo d’affari e nel giro di poco tempo un’altra intuizione la vede protagonista. Questa volta la sua creatività la spingerà al di fuori della pasticceria, dei dolci e del cioccolato e si avvicinerà alla realizzazione del suo secondo sogno: la moda. Chi avrebbe mai detto che da un coniglio ricevuto in regalo dai figli le sarebbe venuta un’altra idea geniale? Ricavare l’angora dalle loro pellicce pettinate per realizzare preziosi filati di lana con cui confezionare scialli e vestiti di alta qualità. All’affermazione “sì, ma tu fai cioccolatini, non filati”, Luisa avrebbe sicuramente risposto “non ancora!” Questo, infatti, è solo l’inizio di un’altra grande storia di successo, di cui Luisa non vedrà mai l’epilogo perché morirà, a soli 57 anni, colpita da un violento tumore alla gola.
Il figlio, Mario Spagnoli, subentrato alla guida dell’azienda, brevetterà negli anni Quaranta uno speciale pettine che ottimizzerà il prodotto e il processo industriale di un brand che ancora oggi ammiriamo nelle vetrine delle città più grandi del mondo: Luisa Spagnoli.
Questa è la fine di un racconto di vita vera, in cui non sono state inserite date, numeri e fatturati, perché qui si parla di Grinta e di Passione. Di come si possa essere grandi imprenditori con la sola forza delle idee e del coraggio. Di come si possa guidare un’azienda grazie alla collaborazione di persone che, in quanto tali, vanno rispettate, ascoltate e chiamate per nome.