Nell’area euro prosegue la diversa fase ciclica tra i settori della manifattura e dei servizi: al calo della produzione industriale è corrisposta una maggiore vivacità dei servizi. Tuttavia, negli ultimi mesi, la fiducia delle imprese industriali sembra indicare una fase di sostanziale stazionarietà. In questo quadro, la crescita economica dell’area Euro è prevista mantenersi su ritmi moderati, con un incremento costante del Pil pari allo 0,3% per ciascun trimestre nell’orizzonte di previsione. E’ questo il quadro rilevato dall’Istat in una nota.
I consumi privati – spiega l’Istituto – continuerebbero a sostenere la crescita, sostenuti dalle condizioni favorevoli del mercato del lavoro mentre la produzione industriale e gli investimenti dovrebbero mantenere un andamento negativo nel quarto trimestre del 2019 per poi riprendere con intensità contenute.
L’inflazione annuale – prosegue l’Istat – rimane bassa nel 2019, con una moderata accelerazione nella prima metà del 2020. I principali rischi per lo scenario previsivo sono legati alle tensioni tra Stati Uniti e Iran, mentre le tensioni sulla Brexit e sui contrasti commerciali tra Stati Uniti e Cina sono leggermente diminuiti.
I paesi fornitori di petrolio greggio. Per l’Italia vi è una elevata dipendenza dalle forniture petrolifere dall’area mediorientale e dalla Libia, primo provider del continente africano. Nei primi nove mesi del 2019 l’Italia importa dal Medio Oriente il 44,2% del petrolio greggio, seguito dall’Africa con il 28,2%, dai paesi europei non UE con il 16,0% e dall’Asia centro-occidentale con il 7,8%. E’ quanto emerge da una nota pubblicata da Confartigianato.
Il primo paese fornitore di petrolio – rileva Confartigianato – è l’Iraq con il 19,3%, davanti ad Azerbaigian con 16,8%, Russia con 14,1%, Libia con 12,2%, Arabia Saudita con 8,1%, Kazakhstan con 7,5%, Nigeria con 6,5%, Angola con 2,4%, Stati Uniti con 2,1% ed Egitto con 1,9%. Dai paesi maggiormente interessati dalla crisi internazionale di questi primi giorni del 2020 – Iraq e Libia – importiamo circa un terzo (31,4%) del petrolio greggio; tale quota è salita di 7,9 punti rispetto al 2018, dopo l’azzeramento delle importazioni dall’Iran a seguito delle sanzioni internazionali.
Prevale il Medio Oriente. Anche nel complesso delle forniture di commodities energetiche di greggio e gas – si legge nella nota – prevale il Medio Oriente; dall’aggiornamento dei dati esaminati ai primi nove mesi del 2019 emerge che dai paesi dell’area mediorientale importiamo il 31,1% del petrolio greggio e gas mentre la quota complessiva di Iraq e Libia è del 22,7%, in salita di 5,5 punti rispetto al 17,2% dei primi nove mesi del 2018: l’Iraq – conclude Confartigianato – con una quota del 12,3% è il secondo fornitore oil&gas dietro alla Russia (23,9%) mentre la Libia con il 10,4% è il quarto fornitore dietro all’Azerbaigian (10,7%).