I tre principali contratti collettivi che scadono il 31 dicembre sono terziario, metalmeccanici e logistica e coinvolgono 4 milioni di lavoratori. Su settori come moda, ambiente, cooperative sociosanitari ed edilizia, nel 2020, sono più di 6 milioni gli addetti senza contratto entro la fine dell’anno alle porte.
I dati. E’ questo il quadro che emerge dal Cnel nel Rapporto sul lavoro, evidenziando che sulla contrattazione collettiva è stato potenziato in formato digitale l’archivio dei contratti nazionali, di cui 20 del settore pubblico (scaduti a settembre) e 824 del settore privato. Il totale, considerando anche gli accordi economici collettivi e i Ccnl per i lavoratori parasubordinati, sale a 883. La percentuale di lavoratori in attesa di rinnovo oscilla tra il 78% nel settore metalmeccanico e il 13-15% nel chimico e nelle aziende di servizi.
I settori coinvolti. Nel settore metalmeccanico, i 3 contratti depositati più applicati coprono ben il 98% degli addetti. Nel settore distribuzione, terziario e servizi sono 223 – rileva il Cnel – . Anche qui i 3 più applicati coprono l’81% degli addetti del settore. Nei trasporti, i Ccnl vigenti sono 63, in edilizia 73, nel comparto istruzione, sanità, assistenza e cultura il Cnel ha censito nel 101 Ccnl vigenti, mentre per i chimici se ne contano 26.
Il numero di contratti collettivi depositati al Cnel – si legge nel Rapporto – è aumentato a partire dal 2008 e ha subito una vistosa accelerazione negli anni fra il 2013 e il 2017. Tra il 2009 e il 2019 il numero di contratti collettivi depositati è aumentato di 2,5 volte. Nel settore meccanico – conclude il Cnel – il numero di Ccnl è più che quadruplicato, in agricoltura, edilizia e aziende di servizi è quasi quadruplicato (con incrementi intorno a 3,7 – 3,8 volte) e nel settore distribuzione e servizi è cresciuto di 3,5 volte.