Due imprenditori cinesi, che all’interno della loro attività di sartoria, in capannoni e laboratori di Agliè, Cuceglio e Montalenghe, in Canavese, davano lavoro ad una trentina di operai, sono stati arrestati per sfruttamento del lavoro. Secondo la Guardia di Finanza, i dipendenti lavoravano 15 ore al giorno per 5 euro al giorno ovvero 30 centesimi all’ora, erano tutto clandestini e vivevano in condizioni disumane all’interno dei laboratori. I due imprenditori sono stati portati in carcere a Torino in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Dovranno anche rendere conto all’ispettorato del Lavoro, all’Inps e allo Spresal dell’Asl di Ivrea.
Lo sfruttamento. Dalle indagini dei finanzieri, è emerso che i 30 cinesi venivano videosorvegliati. Inoltre, erano alloggiati in bivacchi ricavati in spazi angusti all’interno del laboratorio infestato da topi e blatte, illuminati solo dalla luce artificiale per l’installazione di pannelli che impedivano la visuale all’interno e all’esterno dei locali. Dopo aver concluso il turno di lavoro, i dipendenti dovevano attraversare a piedi i campi di grano di Agliè e Montalenghe e tornare nei loro piccoli alloggi, dove vivevano fino a sette persone.
Cosa è stato sequestrato. I due imprenditori, secondo quanto si evidenzia dalle indagini, avevano istruito a dovere gli operai sulla versione da fornire in caso di accertamenti in materia di “lavoro nero”. Nei provvedimenti emessi dal giudice figura anche il sequestro preventivo di Immobili adibiti a dormitorio per i lavoratori clandestini, attrezzature, macchinari e laboratori dedicati ad area manifatturiera non censiti alla Camera di Commercio. E ancora, autoveicoli intestati all’azienda coinvolta, fra cui un Range Rover Sport utilizzato per lo spostamento da un luogo all’altro degli operai.