Con la Brexit, prorogata dal 31 ottobre 2019 al 31 gennaio 2020, l’Unione europea perderà il 15,4% del proprio prodotto interno lordo. Nel 2019 l’Ue a 28 vale più di tre quarti (77%) dell’economia degli Stati Uniti; nel 2020,0 dopo la Brexit, l’Unione a 27 ridurrà il suo peso a meno di due terzi (64%) dell’economia Usa. Ma vi saranno altre conseguenze: basti pensare che il Regno Unito rappresenta quasi un quarto (22,1%) della spesa per la difesa dell’Ue a 28. A rilevarlo è Confartigianato attraverso l’analisi dei dati dell’ultimo World economic outlook del Fondo monetario internazionale.
La divergenza della crescita nell’Eurozona. L’Italia, per prodotto interno lordo valutato in dollari Usa, è l’8° economia mondiale, – spiega Confartigianato – ma è tra le meno dinamiche. Secondo le ultime previsioni della Commissione europea, all’interno dell’Eurozona l’Italia è l’ultimo paese per tasso di crescita nel 2019, solo lo 0,1% a fronte del +1,1% dei 19 paesi dell’area a valuta comune.
Il confronto. All’interno dell’Eurozona il coordinamento delle politiche fiscali non garantisce la convergenza nei tassi di crescita. Negli ultimi dieci anni si sono registrate, al contrario, ampie divergenze: tra il 2007 e il 2018 il Pil della Germania, a prezzi costanti, è salito del 15%, quello della Francia del 9,9% mentre quello dell’Italia è sceso del 4,3%. L’elevato debito pubblico dell’Italia – rileva Confartigianato – si è associato ad un ampio avanzo primario che, nell’ultimo decennio, è stato mediamente di 25 miliardi di euro all’anno, un punto e mezzo di Pil.
L’Italia nelle classifiche mondiali della crescita. Con un tasso di crescita medio 2020-2024 del +0,7% l’Italia è la 181° economia (su 193) nel mondo per dinamica del Pil. Tra le principali 60 economie, che complessivamente rappresentano il 96,0% del Pil mondiale, fa peggio dell’Italia solo il Giappone (+0,5%). Di conseguenza – emerge dall’analisi – al minore ritmo di crescita l’Italia perde posizioni nel ranking mondiale, passando dall’8° al 9° posto nel 2023, superata dal Brasile; Fino al 2009 l’Italia era al 7° posto, fino al 1999 al 6° posto, nel 1992 al 5° posto.
Le politiche per la crescita. In un contesto di crescita globale particolarmente critico per l’economia italiana ed europea – precisa Confartigianato – appare necessario dare la massima priorità alle politiche per la crescita economica, la manovra di bilancio in discussione in Parlamento sul 2020 riduce gli investimenti e ha uno scarso effetto espansivo, e ad interventi che favoriscano le esportazioni, supportando la competitività delle imprese esportatrici, in particolare delle micro e piccole. Come ha evidenziato il presidente Merletti all’Ice, – avverte Confartigianato – l’Italia è il paese europeo con la più elevata quota di esportazioni dirette delle Mpi; nei settori dove le micro e piccole imprese predominano, inoltre, il made in Italy ha raggiunto i massimi storici.
Gli investimenti. Il Green deal europeo varato dalla Commissione europea prevede che il raggiungimento nel 20130 degli obiettivi sul clima e l’energia richiederanno investimenti addizionali, pubblici e privati, per 260 miliardi di euro all’anno, circa l’1,5% del Pil. In Italia, – conclude Confartigianato – la manovra di bilancio varata dal Governo istituisce un fondo “Green new deal” per 470 milioni di euro per l’anno 2020, 930 milioni di euro per l’anno 2021 e 1,4 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023.