Il Pil salirà dello 0,2% quest’anno, dello 0,4% il prossimo anno e dello 0,5% nel 2021. Le condizioni di bassa crescita non sono significativamente modificate dalla manovra di bilancio all’esame del Parlamento che determinerà sul 2020 un effetto macroeconomico limitato a 0,2 punti di Pil, mentre riduce le risorse per investimenti e contributi agli investimenti per 1,2 miliardi di euro nel 2020, per incrementarle solo a partire dal 2021 e 2022, rispettivamente per 0,9 e 2,7 miliardi di euro. E’ questo il quadro che emerge dall’analisi sui dati Ocse dell’Ufficio Studi di Confartigianato.
I dati. La congiuntura – emerge dallo studio – è dominata dal rallentamento del commercio internazionale che influenza negativamente l’attività manifatturiera. Nel terzo trimestre del 2019 la produzione delle imprese manifatturiere in Italia scende del 2,0% rispetto ad un anno prima; il calo è più accentuato in Germania (-4,5%), dove la crisi dell’automobile fa registrare una caduta del 7,9% della produzione del comparto.
Il confronto. È in un contesto particolarmente critico, quindi, che si registra un appesantimento dei costi dell’energia elettrica per le micro e piccole imprese italiane – spiega Confartigianato. – Il confronto internazionale dei prezzi dell’energia elettrica per le imprese evidenzia che in Italia nel primo semestre 2019 il prezzo dell’energia elettrica sul segmento di riferimento per le micro e piccole imprese (Mpi con consumi fino a 500 MWh) sale del 28,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e diventa il più elevato dell’Unione europea, superando del 17% quello rilevato in Germania, paese che deteneva il primo posto nell’Ue un anno prima; i prezzi italiani sono superiori del 29,5% a quelli spagnoli e del 61,2% a quelli francesi.
La dinamica dei prezzi nel 2019 – si legge ancora – determina una risalita dello spread con l’Eurozona che arriva al 30,3%; il divario è più accentuato nella classe di consumo fino a 20 MWh dove arriva al 44,1% mentre, pur rimanendo ampio, il differenziale di prezzo è più contenuto (20,1%) per la classe di consumo tra 20 e 500 MWh. Il consumo complessivo nel segmento di piccola impresa è di 77.907 GWh; nella classe tra 20 e 500 MWh si addensa il 74,2% dei consumi dell’intero segmento mentre in quella fino a 20 MWh si rileva il restante 25,4%. Sulla base di questa configurazione di consumo, al primo semestre 2019 il divario di costo rispetto all’Eurozona ammonta a 3.762 milioni di euro.
L’esame delle condizioni di prezzo per le piccole imprese sul mercato di maggior tutela, segmento che rappresenta l’8,3% delle vendite alle utenze non domestiche, arriva a coprire tutto il 2019. Nel quarto trimestre del 2019 l’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela di una micro-piccola impresa, con potenza impegnata 45 kW e consumo annuo 59 MWh, è di 11.978 euro, segnando un aumento congiunturale del +2,6% che rafforza l’aumento dell’1,9% registrato nel trimestre precedente; su base tendenziale – conclude Confartigianato – si registra una diminuzione del 4,9% che si intensifica rispetto al -1,7% del terzo trimestre dell’anno.