Avviata la battaglia giudiziaria, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli illustra le prossime mosse del governo. “Ci sono ancora le condizioni” per far restare ArcelorMittal ma il problema non è lo scudo. A farlo sapere è lo stesso Patuanelli intervenuto a Carta Bianca, su Rai 3.
“Lo facciamo domani e poi continuano a parlare di cinquemila esuberi? Come trattiamo dopo? Chi deve fare il primo passo è l’azienda e non deve parlare più di 5mila esuberi. – ha dichiarato Patuanelli – C’è in questo momento un dialogo con l’azienda, c’è una richiesta di recesso totalmente immotivata. Ora hanno capito l’aria che tira e stanno dicendo vediamoci e parliamo. E’ l’azienda che deve fare un passo verso il governo”.
“Noi pensiamo sia arrivato il momento di mobilitarci, settore per settore, nell’industria meccanica a partire dalla siderurgia e poi chiedere a Cgil, Cisl e Uil di costruire un percorso per arrivare ad un grande sciopero generale”. Così il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, intervenendo all’assemblea nazionale unitaria dei delegati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm.
“Ilva e Alitalia sono i due tavoli più complessi fra quelli aperti al Mise sulle crisi industriali” ha detto Patuanelli riferendosi alla Camera sui tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico. “I tavoli aperti al Mise sono 149 ad oggi e sono in linea con gli ultimi 5 anni, il cui dato medio è di 151” ha aggiunto Patuelli. “Centodue sono attive da più di 3 anni e il 28% è aperto da più di 7 anni. Ma – ha spiegato – le crisi di molte piccole aziende non arrivano al Mise”.
Sulla concessione dello scudo penale, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia si dimostra disponibile “ma – chiarisce – in un quadro generale di misure che consentano all’azienda di avere una prospettiva. Non accettiamo il ricatto di chi ha detto che anche con lo scudo ci sarebbero 5 mila esuberi” anche perché “ArcelorMittal ha vinto la gara per l’Ilva garantendo questo livello di occupazione, senza ulteriori esuberi” e pertanto “non è serio cambiare in corsa le regole del gioco”.