Il clima che cambia è una delle più grandi minacce per la salute dell’umanità. La causa risiede in buona parte nelle emissioni di CO2, quindi nell’inquinamento che fa già le sue vittime in maniera diretta. Purtroppo, il nostro Paese su questo fronte è drammaticamente in prima fila: è prima in Europa (e 11esima nel mondo) per morti premature da esposizione alle polveri sottili PM2.5.
L’allarme è stato lanciato sulla rivista ‘The Lancet’ nel report Countdown on Health and Climate Change sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. “Solo nel 2016 – spiega all’Ansa uno degli autori del report, Marina Romanello della University College di Londra – nel nostro Paese sono stati ben 45.600 i decessi in età precoce, con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro, la peggiore in Europa”.
“La salute futura di un’intera generazione è minacciata dai cambiamenti climatici – scrivono gli autori del report – se non saranno raggiunti gli obiettivi dell’accordo di Parigi, in primis limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali”. In Italia, secondo Romanello, “la probabilità che una zanzara vettore trasmetta l’infezione a partire da un individuo infetto è raddoppiata dal 1980 e a farne le spese potrebbero essere in primis i più piccoli. E non solo Dengue; anche il colera fa più paura nel mondo, aumentando, via via che salgono le temperature, la possibilità di epidemie anche in paesi normalmente non interessati dall’infezione”.
Le conseguenze. Solo per l’Italia si sono contati ben 9,3 milioni di casi in più di over-65 esposti a ondate di calore nel 2017 rispetto al 2000, rileva Romanello. Il dato mondiale riportato su Lancet indica per il 2018 un record di 220 milioni di over-65 esposti a ondate di calore in più rispetto al 2000, con gli anziani che vivono in Europa e Mediterraneo orientale tra quelli più a rischio. Le ondate di calore estremo causano anche povertà, riducendo le ore di lavoro: si stimano in 45 miliardi le ore di lavoro perse in più nel 2018 rispetto al 2000 (1,7 milioni le ore perse in più in Italia, soprattutto nel settore agricolo).
I problemi climatici determinano poi malnutrizione, perché minacciano i raccolti: solo in Italia il potenziale di raccolto si è ridotto per tutte le coltivazioni alimentari di base (dagli anni ’60 quello del mais si è ridotto del 10,2%, quello del grano invernale del 5%, della soia del 7%, del riso del 5%). È dunque cruciale rispettare l’accordo di Parigi sul clima: solo così un bambino nato oggi, concludono i ricercatori, potrà festeggiare il suo 31esimo compleanno in un mondo a emissioni zero e le prossime generazioni potranno avere un futuro più sano e sicuro.