Sono 576mila su circa 6 milioni e 100mila, 122mila in meno rispetto al 2011 (-17,6%); di quelle nate nel 2011, dopo tre anni ne è sopravvissuto il 77% e a 5 anni il 68%; ma se superano la fase di start up dei cinque anni, hanno più possibilità di sopravvivenza rispetto alle altre: sono le imprese giovanili italiane di cui una bella fetta, più della metà, opera nel settore dei servizi di area Confcommercio. Sono questi i principali risultati dell’indagine “Giovani imprenditori: competenze e formazione” realizzata da Confcommercio – Unioncamere sui fabbisogni formativi e i tratti distintivi dei giovani imprenditori del terziario, presentata a Firenze nell’ambito del dodicesimo Forum nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio.
Lo studio. Contemporaneamente alle imprese, – spiega Confcommercio in una nota – si è ridotto il numero di giovani tra 18 e 34 anni nel nostro Paese (-6,1% rispetto al 2011), un calo che comunque non spiega la diminuzione della propensione all’imprenditorialità giovanile: il rapporto tra imprese giovanili e giovani è passato infatti da 57,2 per mille nel 2011 a 50,3 per mille nel 2018. L’età media dei giovani imprenditori è di 28,7 anni, e fra questi le donne rappresentano il 33% (nelle attività di alloggio si arriva al 45%), il 15% è rappresentato da stranieri.
I dati. Tra i giovani imprenditori meridionali che operano al di fuori del Sud, quasi la metà è attiva in Lombardia o Lazio (26% in Lombardia, 22% nel Lazio). Quattro su dieci fanno impresa per voglia di valorizzare il proprio know-how e per inseguire il successo personale ed economico. Riduzione della pressione fiscale e alleggerimento della burocrazia sono le richieste degli imprenditori, comuni sia agli under 42 che agli over, mentre i più giovani in particolare chiedono anche incentivi agli investimenti e servizi per sviluppare le capacità manageriali.
La potenzialità imprenditoriale – si legge nella nota – rischia tuttavia di essere soffocata dalla carenza di know-how: se è alta nel nostro Paese la quota di popolazione che intende avviare un’impresa entro tre anni (seconda solo alla Francia tra i grandi Paesi europei), l’Italia scende all’ultimo posto, dopo Spagna, Regno Unito, Germania e Francia per possesso di conoscenze e competenze.
“I giovani hanno una grande voglia di contribuire all’imprenditorialità, alla crescita e all’innovazione collettiva, e nel mondo rappresentato da Confcommercio questo è ancora più eclatante: turismo, servizi, commercio sono settori ricchi di opportunità. – osserva Andrea Colzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio – La potenzialità dell’imprenditore rischia però di essere soffocata da un sistema Paese che non va alla giusta velocità ma anche dalla carenza di know-how individuale. La percentuale di chi pensa di avere competenze e conoscenze per avviare un’impresa – sottolinea Colzani – è più bassa degli altri grandi Paesi europei (30%) e i giovani imprenditori più formati sono anche quelli che hanno più fiducia nel futuro. Non a caso il nostro Gruppo Giovani ha tre parole d’ordine: education, education ed education”.
Il messaggio del ministro Dario Franceschini. “Credo che le botteghe storiche tipiche o in generale le attività commerciali nei comuni sotto i mille abitanti debbano essere sostenute dallo Stato, modello tax credit librerie, attraverso una serie di incentivi e sgravi fiscali che consenta di tenere aperto. In quel modo – ha sottolineato il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini– non aiuti soltanto il commerciante, aiuti la comunità in cui quel commerciante lavora, perché lasci un luogo di aggregazione e di incontro”. Franceschini ha poi parlato del mondo dei giovani inprenditori: “Bisogna aiutare i giovani che hanno il coraggio di aprire un’attività commerciale, soprattutto se la aprono in zone magari più difficili. C’è una politica generale a favore delle startup: io credo a maggior ragione che le startup nel settore del piccolo commercio siano una cosa che ha un tale valore sociale e culturale che vanno sostenute convintamente con risorse, mezzi e regole da parte dello Stato”.