Il 73% dei giovani italiani è disponibile a partecipare alla vendemmia e alla raccolta della frutta che è in partenza nelle campagne italiane”. E’ quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti-Swg su “I giovani e la crisi”, presentata all’assemblea di Giovani Impresa Coldiretti, dalla quale si evidenzia che la percentuale sale al 76% per gli studenti. Durante l’estate 2013 saranno almeno duecentomila i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia, secondo una stima della Coldiretti.
“Dal primo giugno i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi – sottolinea la Coldiretti – possono essere remunerati con voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali. L’estate coincide con il periodo di maggior impiego di lavoro nelle campagne dove sono in corso le attività di raccolta di verdura e frutta come ciliegie, albicocche o pesche, fino alla vendemmia che si concentra nel mese di settembre. Per gli studenti lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del lavoro, anche fare una esperienza diretta a contatto con la natura, i suoi prodotti e una cultura che ha fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità”.
“Un’occasione – continua Coldiretti – per conoscere la genuinità e le caratteristiche dei veri prodotti del made in Italy per imparare a distinguerli da quelli importatati spacciati come nazionali anche sugli scaffali dei mercati al momento di fare la spesa. I voucher rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli e risponde coerentemente alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi che può così meglio esprimere le proprie potenzialità in un momento di crisi, senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo”.
Giovani e agricoltura – Il 38% dei giovani preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%). E’ quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti su ‘I giovani e la crisi’, alla vigilia della presentazione del piano giovani del Governo, dalla quale si evidenzia una netta inversione di tendenza rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città.
“Il contatto con la natura e i suoi prodotti – spiega il presidente della Coldiretti Sergio Marini – è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale.Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni – precisa – sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna”.
La conferma viene dal fatto che al 42% dei giovani piacerebbe fare l’agricoltore se avesse il terreno contro il 39% che non sarebbe invece interessato. Una tendenza confermata dal fatto che, con un aumento record del 29% delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria, la campagna torna prepotentemente a crescere nell’interesse delle giovani generazioni.
Secondo l’analisi della Coldiretti sui dati relativi alle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di II grado statali e paritarie per l’anno scolastico 2012/2013 divulgati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dal quale si evidenzia il successo dell’agroalimentare nelle scelte formative. (LabItalia).