Condividere liberamente informazioni e idee con i colleghi, ottenere un feedback bidirezionale tra i dipendenti e i loro manager, dare il proprio contributo in merito alle decisioni da prendere e stringere forti legami interpersonali tra i membri del team: quale azienda, piccola o grande che sia, non vorrebbe operare con presupposti simili? La risposta è scontata, nessuna. Ma per poter sfruttare questi benefici serve creare un ambiente lavorativo “open” e perseguire un approccio improntato alla collaborazione che possa generare effetti positivi sul benessere dei lavoratori e rendere gli stessi gruppi di lavoro altamente produttivi.
Sono, in sintesi, le evidenze emerse dalla Open Work Survey realizzata da Atlassian (società australiana specializzata in soluzioni software di team collaboration), uno studio che ha analizzato le abitudini di oltre mille lavoratori negli Stati Uniti con ruoli diversi e provenienti da diversi settori (tech, marketing, legal, HR, finanza e design) con il fine di verificare lo stato di adozione di un approccio “open” all’interno dell’organizzazione e dimostrare quali siano le pratiche che consentono di dare vita a gruppi di lavoro di successo, capaci cioè di coniugare performance e benessere emotivo.
I benefici del lavoro “open”? Parlare di spazi di lavoro aperti e di modelli di smart working è una moda in voga da qualche anno ma non tutti sanno che un approccio “open” risponde a metodi, pensieri e modi di essere e di agire ben definiti. Si tratta, come dicono gli autori dello studio, di una filosofia che mette al centro la condivisione di informazioni e idee e la connessione tra le persone all’interno del gruppo. Sfruttando, in modo adeguato e organizzato, i vantaggi legati all’impiego degli strumenti digitali. L’indagine, in proposito, ha detto in modo chiaro che i team in buona “salute” si materializzano là dove c’è un approccio di lavoro open. Il 94% dei partecipanti all’indagine, in particolare, ritiene che il rispetto reciproco sia importante per il successo di una squadra e l’89% pensa che un processo decisionale trasparente migliori i risultati del team. E ancora. Il 69% dei gruppi di lavoro con un alto tasso di benessere è in grado di ammettere i propri errori mentre il 57% dei team ad alto rendimento si sente libero di fornire un feedback sincero.
Le best pratice da seguire. Le nuove tecnologie, come spesso si sente ripetere, non sono la soluzione del problema ma lo strumento necessario per abilitare o trasformare un processo e renderlo più gestibile ed efficace. Nel caso del “lavoro open” vi sono secondo gli esperti di Atlassian, tre pratiche fondamentali da fare proprie per avere successo. La prima riguarda la presenza di un contesto condiviso: se le persone coinvolte in un progetto non riescono a vederne il quadro generale, tendono a sentirsi frustrate, diminuendo le proprie prestazioni; serve invece capire l’importanza del proprio lavoro, il modo in cui si inserisce all’interno della mission aziendale e di come questo possa apportare valore allo sviluppo del progetto stesso. La ricerca ha evidenziato in tal senso come, tra i team di successo, il 66% sia consapevole dell’importanza del proprio ruolo ai fini dello sviluppo del business o per la qualità del servizio al cliente, rispetto al 25% dei team non di successo.
L’accesso ai dati un fattore chiave. Una seconda best practice indispensabile è il feedback diretto, perchè uno stile di lavoro aperto incoraggia risposte e input da parte di tutti i membri di un team, indipendentemente dal ruolo e dalla posizione che ricoprono al suo interno. La tendenza ad evitare qualsiasi conflitto si è dimostrata essere controproducente, in quanto spesso porta a uniformare il pensiero collettivo del gruppo, escludendo quella componente di contrasto che vede il punto di vista alternativo come valore aggiunto. Non meno importante, infine, è l’accesso alle informazioni, ambito nel quale le tecnologie di collaboration giocano un ruolo assai importante. Le risposte fornite dagli intervistati hanno dimostrato infatti una forte correlazione tra il benessere individuale e la quantità di dati a disposizione nello svolgimento di un dato progetto. I team realmente aperti, questo l’assunto dovrebbero avere la capacità di condividere il know-how e le conoscenze acquisite all’interno del gruppo e in tutta l’azienda, così da migliorare il lavoro di tutti. Più della metà dei gruppi di lavoro considerati di successo, questa la tendenza a cui fare riferimento, ritiene di avere facile accesso alle informazioni di cui ha bisogno, acquisendo una posizione di grande vantaggio rispetto a chi invece evidenzia difficoltà in questa pratica.