Sono cresciute del 6,7% le immatricolazioni di autovetture in ottobre. Il segnale è indubbiamente positivo anche perché si inserisce in un quadro del mercato automobilistico che nel 2019 è stato finora caratterizzato da un andamento sfavorevole. E’ questo il quadro che emerge in una nota diffusa dal Centro Studi Promotor sui concessionari.
I dati. Nonostante il risultato di ottobre, il consuntivo dei primi dieci mesi dell’anno è comunque ancora negativo. – si legge nella nota – Si chiude infatti con 1.624.922 immatricolazioni e con un calo sul 2018 contenuto nello 0,85%. Potrebbero quindi esservi le condizioni per chiudere il 2019 quantomeno in pareggio con il 2018, cioè a quota 1.910.000 immatricolazioni o poco più, un livello che è comunque ancora al di sotto del 23,4% rispetto al massimo ante-crisi del 2007.
Le strategie. Ovviamente – spiega il Centro Studi Promotor – per superare il livello del 2018 e innescare nel 2020 una nuova fase di crescita occorre che il Governo accantoni ogni provvedimento punitivo nei confronti delle automobili e degli automobilisti come, per fare soltanto un esempio degli ultimi giorni, il deplorevole tentativo di rendere ancora più aspra una persecuzione fiscale sull’auto aziendale che non trova riscontro in nessun altro paese del mondo.
“Dell’avvio di una robusta fase di crescita per il mercato dell’auto – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – il Paese ha un grande bisogno perché a causa della crisi iniziata nel 2008 e non ancora conclusasi (per l’Italia) il nostro parco circolante di autovetture, costituito da oltre 39 milioni di unità, è fortemente invecchiato con grave pregiudizio per l’ecologia e la sicurezza. Per incidere positivamente sull’ambiente è certo utile immatricolare nuove auto a basso impatto, ma è anche assolutamente necessario eliminare le autovetture più vecchie favorendo con adeguati incentivi la sostituzione di auto usate molto datate con auto usate più recenti.”
Il confronto. Naturalmente, per avviare una ripresa significativa del mercato dell’auto occorre anche che migliori il quadro economico. – si legge ancora nella nota – A cavallo tra il 2018 e il 2019 è stata evitata la possibilità che l’economia del Paese cadesse nuovamente in recessione, ma il risultato non è stato l’avvio di una nuova fase di crescita, ma una sostanziale stagnazione o per l’esattezza una situazione di crescita minima (+0,1% congiunturale in ciascuno dei primi tre trimestri 2019). Dalla palude della stagnazione il Paese deve uscire al più presto e un contributo può darlo anche una politica di sostegno alla sostituzione delle autovetture più datate.
Cambiare direzione. Certo, il fatto che, subito dopo aver consultato tutte le associazioni rappresentative del settore sulle soluzioni per ridare spinta all’automobile e quindi all’economia, il Governo abbia messo in campo un tentativo di aumentare la tassazione sull’auto aziendale non induce a ben sperare, ma l’auspicio – conclude il Centro Studi Promotor – è che la consapevolezza di aver commesso un errore porti il Governo a cambiare rotta. Per il bene del Paese, se non per quello dell’auto e della mobilità.