“C’è bisogno di riforme strutturali per scuola e Università poiché i provvedimenti degli ultimi decenni hanno indebolito l’istruzione italiana”. È quanto ha sostenuto Mario Caligiuri, professore di pedagogia della comunicazione dell’Università della Calabria al convegno nazionale sui “30 anni dopo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Quale pedagogia per i minori?”, promosso a Palermo dalla Società Italiana di Pedagogia, che è presieduta da Simonetta Polenghi e che raggruppa i maggiori esperti accademici del settore.
Il ruolo dei social. Caligiuri è intervenuto al panel “Politiche, diritti e partecipazione dei minori”, con un intervento su “Cyber Education e nuovi contesti pedagogici”. Il docente si è soffermato sulla circostanza che oggi l’ambiente educativo prevalente è rappresentato dai social, poiché le giovani generazioni impiegano più tempo e maggiore attenzione sulle piattaforme informatiche che nel dialogo con genitori e insegnanti. Caligiuri ha sostenuto che “le attuali strutture educative sono in gran parte superate poiché le competenze che serviranno nei prossimi anni, per la velocità dei cambiamenti sociali, in parte non le conosce nessuno. Al momento continuiamo a formare tante professioni che probabilmente costringono alla disoccupazione”.
Il dualismo tra Nord e Sud.“Occorre – ha sostenuto – rompere il circuito dei 365 settori scientifici con le conseguenti procedure di selezione dei docenti che ingessano l’accademia italiana, impedendo di cogliere le novità e valorizzare tanti talenti che formati in Italia poi si realizzano all’estero”. In tale quadro, ha ribadito, “va affrontato il dualismo educativo tra Nord e Sud del Paese, con conseguenze economiche e sociali che nei prossimi anni saranno ancora più preoccupanti”.
Lavorare sul tempo libero. Per Caligiuri, “le strutture educative devono preoccuparsi di formare a un utilizzo produttivo del tempo libero, poiché, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, lavoreremo per un settimo della nostra esistenza, come aveva previsto più di un secolo fa John Maynard Keynes. Inoltre, in un contesto segnato dalla società della disinformazione e dalla formazione di persone in quanto consumatori, agli insegnanti servono competenze di neuroscienze, genetica, epigenetica, intelligenza artificiale, intelligence, studi sul futuro, alimentazione. Serve trasmettere – ha aggiunto – capacità critiche alle persone per resistere ai cambiamenti e alle sfide dell’automazione intelligente. L’ibridazione tra uomo e macchina è già qui e noi continuiamo a insegnare come se fossimo ancora nella Grecia Antica”.
Essere pronti al cambiamento. Per il docente, “percorrere strade nuove rompe le rendite di posizione e costringe tutti noi a metterci in discussione ma non ci sono realisticamente alternative. Infatti, l’attuale situazione educativa e sociale rischia di fare la fine del muro di Berlino: crollare all’improvviso. E, se non siamo preparati, non è detto che i rimedi siano migliori del male”.