Quello che ci lasciamo alle spalle è stato un decennio critico, segnato da due crisi economiche molto gravi, prima nel 2008 poi tra il 2011 e il 2012. In Italia più che altrove, questa congiuntura tanto negativa ha impattato soprattutto sui bambini e le loro famiglie, compromettendo gravemente le aspettative di crescita e producendo uno squilibrio generazionale senza precedenti. E’ quanto emerge dall’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children dal titolo “Il tempo dei bambini”.
La questione delle povertà minorili era un tema all’attenzione delle istituzioni già a metà degli anni Novanta. Eppure ci si è limitati, nel corso del tempo, ad azioni tampone, sporadiche e selettive, e non è mai stato implementato un intervento strutturale per contrastare il problema. – si legge nella nota – Analizzando il lavoro svolto dall’Istat, in questi dieci anni sugli indicatori della povertà, i dati che emergono diventano emblematici del tempo perso dalla politica sul fronte della tutela dell’infanzia e restituiscono un quadro molto preoccupante della situazione nel nostro Paese.
Il confronto. Nel 2008 – si apprende dall’Atlante dell’Infanzia a rischio – appena 1 minore su 25 (il 3,7%) era in povertà assoluta, un decennio dopo si trova in questa condizione ben 1 su 8 (12,5%). Sono numeri che spaventano: nel 2007 i minori in povertà assoluta erano circa mezzo milione, oggi sono 1,2 milioni.
L’impatto negativo della crisi si è concentrato soprattutto sulle famiglie con figli piccoli, ha allargato la forbice dei divari territoriali (con un picco di minori in povertà nelle regioni del Mezzogiorno) e ha colpito particolarmente i nuclei familiari degli stranieri. – si legge ancora nella nota – In termini di abbandono scolastico l’Italia ha recuperato qualche punto percentuale nel decennio 2008-2018, ma il trend positivo di riduzione del fenomeno ha subito una battuta di arresto e dal 2016 al 2018 è passato dal 13,8% al 14,5% allontanando ulteriormente l’obiettivo europeo del 10%.