Continuano i lavori del Ministero del Lavoro per contrastare il Caporalato.“Sette delle 10 azioni prioritarie identificate dal Piano triennale riguardano la prevenzione del fenomeno. – spiega il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo all’apertura del tavolo sul Caporalato – È mia intenzione che dai lavori del tavolo emerga con forza una procedura che disinneschi totalmente il ruolo del caporale.
La selezione dei lavoratori. “Questo si può ottenere esclusivamente rendendo trasparente e scevro da condizionamenti esterni il processo di selezione dei lavoratori attraverso la messa a punto di un sistema informativo per incrociare domanda e offerta di lavoro. – precisa il ministro – Se realizziamo questo sistema, attacchiamo alla radice il problema e possiamo sconfiggerlo”. “Oggi più che mai dobbiamo combattere lo sfruttamento lavorativo. È un nostro dovere. – prosegue – Questo è un fenomeno che non riguarda soltanto i lavoratori stranieri ma anche tanti nostri connazionali, come Paola Clemente, che nel 2015 nelle campagne di Andria ha perso la vita a 50 anni per la fatica di dover lavorare 12 ore al giorno sotto al sole, e non è solo sfruttamento nelle Regioni del Sud o confinato al settore agricolo, ma è una piaga complessa e trasversale che colpisce in forme diverse tutto i Paese”.
L’obiettivo. Perciò, secondo Catalfo, “dobbiamo dare piena attuazione alle norme esistenti, soprattutto con riferimento alle misure di prevenzione. È questo l’obiettivo che si pone il Piano triennale che come Ministero del Lavoro finanziamo con 85 milioni di euro con 10 assi d’intervento, tra i quali sistema informativo, protezione e assistenza, informazione e sensibilizzazione, vigilanza e contrasto, filiera produttiva agroalimentare, intermediazione offerta e domanda di lavoro agricolo, rete del lavoro agricolo di qualità”, ha spiegato il Ministro del Lavoro.
“Finalmente lo Stato ha un piano di prevenzione e contrasto al caporalato. Un lavoro che vede coinvolte tutta la filiera per mettere fuori gioco chi sfrutta. Il caporalato è mafia, perciò dobbiamo combatterlo con armi nuove. Nel piano ci sono 10 azioni prioritarie e impegni precisi, sui quali da subito dobbiamo metterci al lavoro”, ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova.
“E poi c’è un metodo nuovo: contro il caporalato, soprattutto in alcune aree di emergenza, si dovrà intervenire d’ora in poi solo con azioni coordinate su alloggi, trasporti, intermediazione legale del lavoro, controlli. Se fai un intervento solo su uno di questi aspetti, il caporale resta lì e offre i servizi mancanti. – aggiunge Bellanova – Vogliamo, invece, una più equa distribuzione del valore nella filiera agroalimentare e trovare un’alleanza col cittadino. È il consumatore che deve aiutarci a spezzare la catena dello sfruttamento, perché se un prodotto viene venduto sotto il costo di produzione, c’è qualcuno che quel costo lo paga.
“Sia il lavoratore in nero o l’azienda agricola o di trasformazione che non ce la fa. Sulla Rete del lavoro agricolo di qualità, infine, il piano stesso segnala l’esigenza che condivido di rendere effettiva la sua essenza di precontrollo delle aziende, orientando così i controlli sui non iscritti, e va rafforzata nell’apertura delle sezioni territoriali e nelle premialità collegate”, ha concluso il Ministro delle Politiche Agricole.
Il commento di Coldiretti. Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato che arriva in Italia dall’estero non
rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori – a partire da
quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dei vertice
interministeriale sul caporalato con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e del
Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, nel sottolineare che la piaga del
caporalato deve essere combattuta in Italia e all’estero da dove arrivano molti dei prodotti agroalimentari
consumati in Italia.
“E’ necessario che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro” ha affermato il vice presidente della Coldiretti, David Granieri nel sottolineare che non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato. “A circa tre anni dall’approvazione della legge sul caporalato, l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece fondamentale – ha sottolineato Granieri – agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, dalla lotta alle pratiche commerciali sleali fino alle agevolazioni concesse dall’Unione Europea alle importazioni low cost da Paesi a
rischio.