“Vista l’impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione, l’Azienda, come comunicato durante la riunione a Palazzo Chigi, si trova costretta a procedere alla cessazione dell’attività produttiva, con decorrenza 1 novembre 2019”. Lo ha comunicato Whirlpool al termine dell’incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi tra i vertici dell’azienda e il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte insieme al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
Un incontro rivelatosi “non positivo nonostante la massima disponibilità del governo a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per continuare la produzione sul sito di Napoli. Non c’è stata nessuna apertura da parte di Whirlpool”. Così il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Sulla stessa linea anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che spiega come la predisposizione con la quale l’azienda si è mostrata “non dà una prospettiva al dialogo. Non c’è passo avanti nella direzione auspicata dal governo”.
La protesta dei lavoratori. Dopo aver appreso le notizie sull’esito dell’incontro tra i vertici della multinazionale e il Governo, gli operai della Whirlpool hanno lasciato lo stabilimento di via Argine e, dopo aver raggiunto in corteo la rampa di accesso, hanno bloccato l’autostrada Napoli-Salerno. Durante il corteo al quale hanno aderito circa 300 lavoratori, si sono registrati momenti di tensione. Il blocco è durato più di un’ora ed ha interessato entrambe le direzioni di marcia della A3, all’altezza dello svincolo di San Giovanni a Teduccio, creando code di 4 o 5 chilometri. Al termine della protesta gli operai hanno tolto il blocco e, sempre in corteo, sono tornati verso la fabbrica.
Le sigle sindacali proclamano uno sciopero di 2 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo Whirlpool ma sono pronti anche ad organizzare altre mobilitazioni. Fiom, Fim e Uilm definiscono l’azienda “irresponsabile e irrispettosa” nei confronti di lavoratori e istituzioni e chiedono al governo atti concreti a difesa della presenza industriale in Campania ad ogni costo.