C’è vento di cambiamento nel Pd, e non solo per la scissione di Matteo Renzi. L’ultima novità è arrivata infatti proprio questa settimana e ad annunciarla è stato lo stesso segretario di partito Nicola Zingaretti: dal 15 ottobre sarà online Pd App, la prima piattaforma 2.0 del partito. Sotto lo slogan “Tu vali tu”, l’iniziativa digitale non intende sostituirsi ai circoli – fanno sapere i vertici del Pd – ma integrarli creando uno spazio di condivisione e scambio reciproco di idee e proposte.
“Insieme possiamo rigenerare il Partito Democratico”. Saluta così l’arrivo di Pd App Nicola Zingaretti, annunciando quello che sembrerebbe essere il primo passo verso quel “Partito Democratico unito, aperto, plurale e veramente rinnovato” di cui ha parlato dalle pagine di Huffington Post. A dirsi particolarmente soddisfatto dell’iniziativa è stato inoltre il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, che insieme al consigliere digitale di Zingaretti, Carlo Guarino, ha curato in prima persona il progetto. “È la rivoluzione del secolo” ha infatti dichiarato Boccia a Repubblica a proposito di quello che sarà a tutti gli effetti il primo social, seppur chiuso, del partito. Se infatti tutti potranno scaricare l’app, per accedervi sarà però necessario registrarsi inserendo i propri dati personali. All’utente registrato verrà poi chiesto di iscriversi attraverso una quota mensile di 1 euro.
Condivisione e trasparenza. Sarebbero questi – a detta dei vertici dem – gli ambiziosi obiettivi dietro la rivoluzione digitale del Pd. Ma come funzionerà in concreto Pd App? Stando a quanto spiegato nel video-lancio condiviso dallo stesso Zingaretti su Facebook, l’app prevedrà diverse sezioni: in Comunicazioni il partito potrà comunicare con i suoi iscritti, mentre nelle sezioni Consultazioni e Contributo – vera novità dell’app – gli iscritti potranno dire la propria opinione attraverso la partecipazione a sondaggi virtuali o proporre le proprie modifiche a disegni di legge. È stato lo stesso Boccia ad esaltare quest’ultimo punto, spiegando come gli iscritti potranno interloquire non solo con le amministrazioni comunali locali, ma anche tra di loro in un’apposita chat. Un servizio di geolocalizzazione (opzionale) permetterà loro inoltre di incontrarsi o conoscere le iniziative più vicine. Mentre dall’altra parte tutti gli eletti Pd, dai parlamentari ai consiglieri comunali, dovranno rendicontare le proprie attività, in modo tale da rendere trasparente ogni azione o decisione del Pd.
“La differenza con Rousseau – spiega Boccia a Repubblica – è che lì Casaleggio sa chi sono tutti gli iscritti ma gli iscritti non si conoscono tra di loro. Noi invece creiamo una rete in cui chi ha la app può interagire con gli altri”. L’ultima novità introdotta in casa Pd non può infatti non far pensare all’antecedente firmato Cinque Stelle, sebbene le differenze siano molteplici. Oltre alla diversa impostazione di base rivendicata da Boccia, occorre specificare infatti che sebbene, proprio come accade su Rousseau, verranno lanciati online dei veri e propri referendum virtuali sui più svariati temi o decisioni, essi non saranno vincolanti. Ma – rassicurano i vertici del partito – “di certo se ne terrà conto per conoscere l’umore degli iscritti” (Huffington Post).
Integrare, ma non sostituire i circoli. Su questo punto è stato infatti chiaro lo stesso Zingaretti, che immagina un Pd dove la comunità di elettori torni a popolare i circoli, oltre che a dare il proprio contributo online. Ma, mentre sull’Huffington Post inaugura “la stagione di un Partito Democratico che viva pienamente anche nel mondo digitale”, non riesce a non far trapelare la delusione per le recenti vicissitudini inflitte al partito: “Non ci serve un partito delle degenerazioni correntizie, ma un partito capace di farsi marea nella società”. E qui ogni riferimento è tutt’altro che puramente casuale.