Tra i numerosi ospiti che quest’anno hanno calcato il palco di Atreju19, la festa della destra italiana giunta alla sua ventiduesima edizione, non sono passati di certo inosservati il premier italiano Giuseppe Conte e il suo omologo ungherese Viktor Orban. Come era facile immaginare, infatti, tra i due leader, ospitati entrambi nella giornata di sabato 21 luglio, non sono mancati attacchi e frecciatine reciproche, soprattutto in riferimento al tema centrale dell’immigrazione.
“La deriva nazionalistica di alcuni paesi Visegrád non è praticabile in un sistema integrato com’è l’Unione Europea”. Lo ha detto Giuseppe Conte durante l’intervista con Bruno Vespa, sottolineando l’importanza di un’azione combinata tra i paesi UE, anche e soprattutto rispetto al problema dell’immigrazione. “Oggi ci dobbiamo render conto che siamo in un sistema integrato, politico ed economico, ragionare come se fossimo isolati non ci porterà da nessuna parte.” Il riferimento è ancora una volta non solo al gruppo dei paesi guidato da Orban, ma anche all’ex alleato di governo Matteo Salvini, che a detta di Conte, con le sue scelte politiche si sarebbe isolato ancor di più in sede europea, collocandosi perfino più a destra dei paesi Visegrád. Il premier Conte si è infatti poi sarcasticamente rivolto alla platea: “Oggi pomeriggio chiedete a Orban perché non ha seguito Salvini nelle alleanze, preferendo invece restare nel Ppe. Ora la Lega si trova completamente isolata”.
“Tutti i 28 paesi dovrebbero partecipare alla ripartizione dei migranti economici”. L’attacco diretto al leader ungherese non si è fatto troppo attendere: il premier non ha infatti nascosto il proprio disaccordo rispetto alla gestione dei migranti operata dall’Ungheria e non solo: “Raramente l’Italia è stata supportata dai paesi Visegrád, soprattutto sul fronte dell’immigrazione”. In particolare, Conte ha avuto modo di chiarire le sue idee a proposito della redistribuzione dei migranti economici, non negando i contrasti avuti sull’argomento con Macron: “Non possiamo ammettere che la redistribuzione riguardi solo gli aventi diritti all’asilo. Serve un meccanismo automatico europeo”. Rispetto invece alla linea portata avanti da Orban ha ribadito: “In Europa dovrebbero partecipare tutti i paesi. Se noi consentissimo a qualcuno di sfilarsi, allora non sarebbe più Europa. Chiedete ad Orban su questo punto”.
Per Orban l’unico aiuto possibile è nella difesa dei confini. Dopo qualche ora, quello stesso palco ha accolto Viktor Orban che prima di essere intervistato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano ha raccontato la sua visione dell’Europa tra applausi e ovazioni del pubblico. “Possiamo aiutare l’Italia non importando i migranti, ma dando il nostro sostegno nel riportarli nei loro paesi”. È stata questa la risposta del leader ungherese: “Giorgia Meloni in Ungheria sarebbe di centro, io sono più a destra di lei” ha infatti detto esponendo quelli che – utilizzando le sue stesse parole – sarebbero “i tre pilastri” dell’Ungheria, ovvero la famiglia, la “libertà cristiana” e la nazione.
Ma è soprattutto sulla difesa dei confini che si si sono concentrate le parole di Orban: “La sinistra utilizza l’immigrazione, importa dei votanti, pensa che l’Europa debba lasciare alle spalle la tradizione cristiana e debba entrare in una fase post-cristiana”. A detta del premier Orban, nell’Unione Europea si combattono infatti due filosofie opposte, una favorevole al multiculturalismo e l’altra del tutto contraria ad essa e a Conte che nella mattinata aveva parlato di un sistema europeo ormai integrato ha risposto: “Noi pensiamo che non ci sarà nessuna amalgama, non ci sarà integrazione, ma vivremo solo gli uni accanto agli altri e un gruppo rappresenterà una minaccia per l’altro”. E ha poi concluso: “Da questo dovremmo arrivare a un piatto unico europeo”. Ma, date simili premesse, la strada verso una soluzione di compromesso realmente realizzabile sembra tutt’altro che in discesa.