Due settimane di agitazioni in tutto il gruppo Whirlpool e una manifestazione nazionale il 4 ottobre a Roma. E’ questa la tabella di marcia dei lavoratori Whirlpool in lotta, dopo la decisione dell’azienda di cedere lo stabilimento di Napoli alla società Prs (Passive refrigeration solutions), con sede legale a Lugano che fa capo a imprenditori italiani. La decisione arriva oggi al termine della riunione del coordinamento nazionale dei sindacati Fim, Fiom e Uilm che esprime un “giudizio durissimo” sulla cessione del ramo d’azienda compiuto, si legge ancora, “in aperta violazione dell’accordo dell’ottobre 2018”.
Via allo stato di agitazione in tutto il gruppo, dunque, con sciopero degli straordinari e della flessibilità, con 8 ore di sciopero il giorno 25 settembre in tutti gli stabilimenti e ulteriori 8 ore il giorno 4 ottobre a scandire la manifestazione nazionale convocata a Roma. Un corteo a cui aderiscono anche i lavoratori di Embraco, anch’essi vittime di analoga decisione di chiusura. Nel frattempo proseguiranno le mobilitazioni territoriali, con un pacchetto di ulteriori quattro ore da svolgere entro il 3 ottobre per coinvolgere anche le istituzioni locali.
Il documento. “Tutti gli elementi a nostra disposizione ci portano a ritenere difatti che tale cessione sia un tentativo malcelato di chiusura e che più in generale Whirlpool si stia disimpegnando dall’Italia. I volumi continuano a calare in tutti gli stabilimenti e negli uffici proseguono le delocalizzazioni delle funzioni di staff, determinando ulteriori esuberi”, si legge nel documento approvato dal Coordinamento unitario Whirlpool. Verso l’azienda si rivendica il rispetto degli accordi per tutti gli stabilimenti italiani e chiedono al governo, nelle persone del ministro competente e del Presidente del Consiglio, di convocare le parti e di dare seguito alle dichiarazioni di principio di solidarietà verso i lavoratori, adottando provvedimenti capaci di dare un’effettiva svolta alla vertenza.
Le vicende. Gli animi avevano iniziato a scaldarsi ieri e i lavoratori, dopo un’assemblea infuocata davanti ai cancelli della fabbrica chiusa per mancanza di commesse, avevano deciso di paralizzare l’autostrada A3. Gli operai si erano messi in marcia su via Argine con l’obiettivo di bloccare gli svincoli autostradali. Tutto per difendere fino all’ultimo lo stabilimento con oltre 70 anni di storia, caposaldo di produttività in un territorio massacrato dalla disoccupazione e dalla criminalità organizzata. Ora i lavoratori si dicono pronti ad una lotta lunga e faticosa. “Da oggi – è lo slogan apparso su uno dei tanti cartelli esposti in assemblea – si fa sul serio”. Queste le premesse degli addetti della multinazionale degli elettrodomestici.
Di fondamentale sostegno le dichiarazioni del Cardinale Sepe questa mattina, sul sagrato del Duomo, durante le celebrazioni di San Gennaro. “E’ disumano, non potete, in nome del dio denaro, sacrificare dignità e lavoro di oltre 400 famiglie”, ha dichiarato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. “Ho saputo che avrebbero venduto a una azienda svizzera – ha affermato – non è bello. E’ giusto che difendano i loro diritti, la loro dignità di uomini e lavoratori – ha aggiunto – Devono essere messe in campo tutte le azioni affinché siano salvati i posti di lavoro. Devono essere aiutati a salvaguardare il loro lavoro e non si devono arrendere mai, ma cercare di difendere il lavoro, da soli non cela faranno, servono le istituzioni ma anche con la Chiesa come sostegno morale. Tutti siano rispettosi dei lavoratori e dei loro diritti”, ha concluso.
Sulla vicenda dello stabilimento Whirlpool di Napoli non si è fatto attendere l’intervento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Ora il governo deve dimostrare la sua autorevolezza. Domani finalmente il Ministro dello sviluppo economico incontrerà l’azienda e farà il punto della situazione. Quello che rammarica di questa vicenda è che c’è un accordo firmato tra governo, sindacati e azienda nell’ottobre 2018, un accordo in cui l’azienda assicurava che non sarebbe andata via da Napoli e che avrebbe fatto un piano industriale mentre il governo avrebbe fatto la sua parte. Io penso che gli accordi vadano rispettati, capisco che i contratti tra le forze politiche si straccino, ma questo è sulla pelle dei lavoratori, quindi mi aspetto dal governo un segnale forte, perché non è possibile che 400 e oltre lavoratori perdano il lavoro e a Napoli si perda un presidio industriale importante. Altrimenti vorrà dire che sono solo parole il voler investire e ripartire dal Sud. Noi ci siamo, ma ora è il Governo che deve dimostrare la sua autorevolezza”, ha concluso il primo cittadino del capoluogo campano.
Ieri, invece, era intervenuto il governatore campano, Vincenzo De Luca, che non aveva risparmiato attacchi e accuse al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel precedente governo, Ministro dello Sviluppo Economico. “Di Maio si è preso in giro da solo. Siamo nella stessa situazione di 10 mesi fa, si è fatto finta di non vedere i problemi. Abbiamo una società che ritiene che non ci siano più spazi di mercato. Credo si debba partire da qui: un gruppo di lavoro che valuti le condizioni di mercato. Dobbiamo fare di tutto per trattenere Whirlpool a Napoli. Siamo pronti a dare una mano, anche sotto il punto di vista finanziario, per dare dei vantaggi all’azienda”, aveva dichiarato a caldo. Intanto mercoledì scorso il premier Giuseppe Conte aveva aperto una nuova fase di concertazione rivolgendosi ai leader sindacali, nell’incontro a Palazzo Chigi. Un appello al gioco di squadra: “Dobbiamo remare insieme per il bene del Paese”, aveva dichiarato alla presenza dei leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.